giovedì 14 aprile 2016

Di bagliori e lacrime fresche.

Ho appena fatto una cosa per qualcuno.
Una cosa non richiesta.
Una cosa spontanea.
Mi viene un po' da piangere, perché credevo non ci sarei più riuscita.
E piango di gioia nello scoprire che invece sì, ci riesco e sono sempre io.

A Gennaio ho sentito il mio cuore rompersi così forte e così male che ero convinta potessi morire da un momento all'altro, sul serio.
Nella mia vita posso scandire perfettamente almeno tre esperienze in cui ho sentito di star per cedere; ed intendo nel vero senso della parola.
Una volta ad Agosto di un paio di anni fa, passando la notte più brutta della mia vita, fra atroci dolori inspiegabili.
Un'altra volta, appunto, all'inizio di questo fantastico anno di merda.
E l'ultima la notte del 27 Febbraio scorso.
Me li ricordo questi momenti perché sono stati quelli in cui ho iniziato a fare un mea culpa lungo ore ed ore, dicendomi che se davvero stavo per morire l'avrei presa peggio di quanto mai potessi aspettarmi, perché ho ancora tantissimo da dare. 
Non da fare, quello no. Non mi interessa.
Mi interessa quello che posso dare ancora, non a tutti, ma a chi lo merita.
Voglio scegliere nel mucchio le anime più tormentate e avvicinarle, come succede sempre a me, alla crocerossina del cazzo che sono. Questo so fare, ma ancora devo capire se sia un pregio o meno.

Da mesi ero convinta di non poter più sentire in un certo modo.
Non ho più sentito la morsa allo stomaco tipica di chi vive una forte emozione.
Non ho più avvertito il tremolio alle gambe davanti a qualcosa o qualcuno che sapesse mandarmi in confusione così tanto.
Ma nonostante questo ho scelto consapevolmente di alzarmi e camminare.
Non importava la meta. Camminare e basta. Perché era l'unica cosa che potessi fare.
I giorni passano e ad un certo punto ti accorgi che alcune cose, quelle che credevi impossibili, alla fine succedono lo stesso.
Dopo un lutto, una rottura, facciamo sempre tutti lo stesso errore di ripeterci a mente che non ce la faremo mai, che non ci rialzeremo più. Forse è vero. Forse rimaniamo sempre un po' azzoppati e malconci dopo queste disgrazie, ma finché siamo in vita qualcosa ci spingerà continuamente e per forza a risalire in superficie. Anche quando non si vuole. Ed io non volevo e forse non vorrei nemmeno adesso. Ma tant'è...

Fra le mie cose impossibili c'era sicuramente quella di non volersi più perdere.
In qualcuno, in qualcosa, per strada.
O meglio, la mia era paura. La paura di non sapersi perdere in qualcuno.
La paura di non concedere più spazio a nessuno.

Oggi so che non è così ed è bastato davvero pochissimo. E' bastato fare qualcosa, qualcosa che non fosse per me e che fosse spontaneo.
Si pensa sempre che certe azioni siano fatte solo ed esclusivamente per compiacere gli altri. Non è vero.
Tutto quello che facciamo è soltanto il riflesso del nostro stesso compiacimento, in relazione a quello di un'altra persona. Ed è una cosa bella, anche se egoista.
Per questo ora piango.
Perché ho capito che questo gesto spontaneo l'ho fatto per me.
Perché avevo bisogno di sentirmi ancora quella che sono sempre stata.
Avevo bisogno che il cuore mi scoppiasse un po' dentro al petto, mentre il cervello ripeteva che sono una stupida.

Ma succede questo mentre si fa del bene.

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