mercoledì 25 novembre 2015

- quasi - Dicembre.

Ho iniziato un nuovo corso all'università e pare anche che mi interessi il giusto.
Questo periodo ho voglia di iniziare progetti e vederli finiti.
Ho voglia di impegnarmi, non so se sia più per evitare di pensarci in seguito o perché davvero mi interessa, ma va bene lo stesso perché mi smuove dal mio stato di bradipo livello esperto.

Agli inizi di Novembre ho iniziato una dieta, il che ha sorpreso anche me perché mi è sempre sembrato faticosissimo e interminabile. 
Probabilmente avevo talmente tanta voglia di vedermi diversa, che non ci ho nemmeno badato più di tanto alla fatica.
E' passato quasi un mese da quando l'ho iniziata e, inspiegabilmente, ne sono contenta.
Credo stia funzionando, o meglio così dicono. 
Mi sento meglio. In generale, dico.

Mi sento meglio, anche se è un'imposizione.
Mi sento meglio nonostante tutto. Sì perché delle volte non mi basta, non mi basta fare una dieta, non mi basta dare e superare esami e non mi basta vivere come sto facendo.
Non lo so perché, semplicemente non mi basta. Vorrei di più, forse. Ma non in modo avido, non in modo smisurato ed inutile. Forse vorrei solo che dal principio le cose fossero state diverse per me. Per quello che ho vissuto.
Non lo so.

Questo periodo mi sento così fragile che evito di pensare alle cose che mi fanno male perché non riesco a gestirle. Se la mente mi porta a ricordarmi qualcosa che mi fa soffrire, scaccio il pensiero in modo infantile, lo allontano pensando ad altro, a qualcosa che dovrebbe farmi bene, e comunque, anche in quel caso è un palliativo e so che prima o poi mi toccherà farci i conti davvero, con questo schifo che rimando sempre di più.

Alla partenza manca poco. Ecco, se penso a questo sto bene. Bene davvero eh.
Mi è sempre piaciuto viaggiare e in più questa volta c'è un valore aggiunto.
Dicono non sia il periodo migliore per prendere un aereo, ma forse non lo è mai in fondo.
Non vedo l'ora.
A Settembre pensare a questo viaggio sembrava una cosa davvero tanto lontana, ma i giorni passano, i mesi anche ed è sempre il momento giusto per partire. Sempre.

A Roma è arrivato il freddo, quel tanto che basta per tremare da fermi. Anche fuori.
C'è ancora il Sole, però. Alto, altissimo. Mi da speranza, non so bene perché, ma alleggerisce tutto.
Questo clima è il mio preferito. Sole alto e quel freddo che ti gela il naso.
Tutte le cose più belle che mi sono successe nella vita - poche, ma buone - le ho vissute con il freddo.
C'era sempre lui a fare da cornice agli eventi più lieti dei miei giorni.

Manca poco anche al nuovo anno, che angoscia. 
E anche al Natale.
E anche al nostro primo vero anniversario.
Lo so, è banale. Forse infantile. 
Ma mi strappa un sorriso ogni volta.

venerdì 20 novembre 2015

Oggi smetto.

Di fare certe cose si smette. Così, di colpo. Si smette.
Un giorno decidi che del rossetto rosso non ne puoi più, della frangetta non ne puoi più e pure gli anfibi ti hanno un po' stufato.
Allora smetti. Da un giorno all'altro.
Non so come e perché succeda, ma va bene. Lo accetto.
Ci sono cose che fino a ieri ti sembravano normali e oggi invece non le rifaresti nemmeno sotto tortura.
Smetti di fare, di credere, di volere, di non volere.
Perché è vero, si può decidere anche di non voler più fare, pensare, avere, amare una certa cosa.
Anni fa mi aggrappavo a questa sensazione secondo la quale alcune persone, soprattutto una, sarebbero state indimenticabili. Oggi credo che nessuno lo sia.
O meglio, lo siamo tutti, ma a tempo indeterminato.
Può durare dieci anni o dieci secondi. Ma prima o poi si dimentica anche il ricordo più doloroso e rimane quel leggero fastidio. E' un fastidio pari a dieci anni o dieci secondi di rabbia repressa, di parole non dette, di scenari mentali, di momenti non vissuti.
L'altro giorno guardavo una foto. Mica una qualsiasi, eh.
C'erano due persone e non due persone qualsiasi.
In quella foto ci ho visto due corpi che fingevano e ostentavano una felicità non proprio reale.
La felicità di comodo. Quella di quando ti chiama tua madre e dici che va tutto bene, ma lo sai anche tu che un solo tassello fuori posto scombinerebbe tutto questo tuo precario mondo.
Fatto di auto convinzioni pericolose.
C'erano due volti, in questa foto. Sebbene anni fa davanti ad una cosa del genere sarei probabilmente potuta morire, mi sarei potuta dannare l'anima chiedendomi perché, giorni fa la mia reazione è stata di sdegno.
Sdegno profondo nei confronti di quelle persone in foto.
Mi sono chiesta come ho fatto a farmi rovinare il cervello da una faccia da schiaffi come quella e come ho fatto, io, sempre io, a farmi rodere il fegato davanti ad una persona così mediocre e insulsa.
Questi ragionamenti mi portano sempre a darmi la colpa di ogni evento passato.
Forse è così, alla fine.
Forse è colpa mia.
Ma si può uscire da un senso di colpa e perdonarsi. Davvero.
Si può. Ne so qualcosa.
Ci sono voluti anni, che mi sono sembrati secoli. Se guardo indietro sembra un'altra vita, di qualcun altro addirittura. E questo vuol dire che sono lontana da questo ricordo, da questo senso di colpa.
Mi sono rialzata e l'ho fatto da sola.
Non è retorica. E' la verità.
La mia dottoressa dice che bisogna alzarsi la mattina, guardarsi allo specchio e dire ad alta voce "io mi amo".
La prima volta che me l'ha detto sono scoppiata a ridere, imbarazzatissima.
E la sua risposta è stata "se ti viene da ridere c'è un problema. Risolvilo."
Questo mi ha lasciato così senza parole e così vuota che uscita dal suo studio avevo la febbre a 39 e mezzo.
Roba psicosomatica ecc ecc.
Allora ho pensato, vale la pena farsi mangiare il cervello da questo ricordo?
Da questa vita non vissuta?
Da questa convinzione solo mia di ciò che sarebbe potuto essere se?
Questo senso di colpa di essersi concessi a persone sbagliate, in situazioni sbagliate, è una larva che da dentro toglie tutto ciò che di buono si ha. Anche quel poco.
E succede sempre, in qualsiasi involucro umano.
E' uno schifo che forse dobbiamo sopportare per raggiungere un posto migliore. 
Per quanto ogni posto abbia i suoi anfratti bui e angoli spigolosissimi, ma probabilmente può essere migliore di qualsiasi altro posto sudicio in cui siamo stati. Chissà.
Pare sia vero.
Quella foto, quelle persone non mi fanno più effetto.
Sembra incoerente, perché ne sto parlando, ma aiuta ad esorcizzare quel minimo fastidio che ci resta attaccato. Sempre e credo per sempre.
Soffrire porta a riconoscere le situazioni di pericolo.
Il mio training è durato ventidue anni. 
Adesso sono in fase di addestramento per concentrarmi su una parte della mia vita che non ho mai avuto.
Credo qualcuno possa capirmi.
Ogni tanto arriva qualche messaggio di gente che legge questo blog, gente che mi ringrazia perché uso parole che da sempre vorreste usare voi.
Qualcuno dice che mi capisce e qualcuno che no, non mi capisce, ma mi abbraccia da lontano.
Mi gratifica pensare che forse quello che scrivo può essere utile, anche solo per esprimersi.
Anche solo per leggere da un altro quello che vorremmo aver scritto noi.
Mi dispiace sempre un pochino sapere di gente che "ne sa qualcosa". Perché mi fa pensare che anche la vostra vita non sia stata delle migliori fino a qui, ma se metà dello schifo me lo sono lasciato io alle spalle, allora può farlo chiunque. Anche e sicuramente meglio di me.
Non ho ancora superato il mio lutto. D'altronde sono passati solo tre giorni.
Non riesco ancora a farmene una ragione e forse non riuscirò a farmela entro breve.
Mi sono imposta di stare meglio.
Mi sono imposta di uscire, di fare le cose normali che facevo fino a martedì.
Me lo sono imposta perché fa parte della nuova vita che voglio vivere. 
Fa parte del mio addestramento, credo.
Me lo sono imposta perché, nonostante tutto, me lo merito.

mercoledì 18 novembre 2015

Luna.

Mi sento un po' raffreddata.
No, non nel senso che mi soffio il naso ogni cinque minuti.
Sento che c'è un vuoto incolmabile, ecco. Questo sento.
Quei vuoti che fanno venire freddo, appunto.

Ieri è successa una cosa orribile.
Dopo - quasi - 14 anni di onorata carriera, è arrivato anche il tuo momento.
Un momento terribile che speravo di rimandare da sempre e per sempre.
Ma non è e non sarà mai così.

Stare a casa senza di te è brutto.
E per brutto intendo che non passa un minuto senza il quale io ti venga a cercare nelle stanze, per vedere se stai bene. 
Come facevo da sempre.

Ieri sera, dopo il triste accaduto, sono tornata a casa solo con la voglia di farmi una doccia bollente.
Ho aperto la porta e non c'eri lì davanti, pronta a scodinzolare per darmi il benvenuto.
Sono passata in cucina e avevo dimenticato un biscotto sul tavolo, dalla colazione. Ho pensato "adesso glielo do a Luna", poi mi sono ricordata e mi si è stretto il cuore.

Stamattina dovevo alzarmi presto e avevo impostato la sveglia una ventina di minuti prima, per la nostra solita passeggiata mattutina. Ma oggi mi sono sentita un'idiota.
Non c'era nessuna passeggiata.
Faticherò a farci l'abitudine.

Sono qui che scrivo, al mio solito posto, il posto dal quale allungando un po' il collo ti vedevo dormire vicino a me. Lo stesso posto dove tante volte hai elemosinato del cibo che non ti è stato mai negato, perché con quegli occhioni lì chi poteva farti mancare qualcosa?!
Appunto.

A casa siamo tutti scossi.
Manchi già a tutti.
Si sente che c'è qualcosa che non va.
E per la prima volta non ci sei tu a venirci incontro quando siamo tristi.

Sei e sarai sempre insostituibile.



domenica 1 novembre 2015

Novembre.

Vi siete mai spogliati davanti a qualcuno?
E non intendo dei vostri vestiti.
Dico se avete mai aperto i rubinetti dei vostri occhi e vomitato tutte le vostre paure ed insicurezze.
Io sì.
Non pensavo potesse accadere in questa vita, sinceramente. Eppure è successo.

Io credo che sia necessario essere riservati, sempre.
O meglio, concedersi di esagerare, con chiunque si voglia, tenendo sempre quel dettaglio, quella situazione, quel ricordo in particolare gelosamente custodito da qualche parte lontana da occhi ed orecchie indiscrete.
Ci sono paure che vanno conservate in attesa di qualcuno che sia disposto a prendersele e farle sue.
Stessa cosa per le insicurezze.

Secondo me, quando si è in due, in ogni rapporto possibile umanamente.
Che sia un'amicizia o un amore travolgente, ma in fin dei conti anche una scappatella, nel momento in cui confessiamo o ci vengono confessate delle paure, l'unica cosa che possiamo fare - o che forse ci viene da fare - è farle nostre esattamente come se lo fossero.
In poche parole la mia paura dell'abbandono diviene la sua paura dell'abbandono.
E la sua insicurezza nel confessare sentimenti profondi, diventa la mia insicurezza nel confessare sentimenti profondi.

Solo facendo nostre le insicurezze dell'altro o cedendo i nostri mostri mentali possiamo capirci, in questa vita.
Ma io ho aspettato tanto e ho deciso che l'avrei fatto solo se ne fosse valsa la pena.
Non lo so, è come se fosse stato organizzato un lungo percorso che convergesse azioni, ricordi e tormenti, tanti, in un unico istante; ed una volta superato quell'istante, chi ne avrebbe fatto parte sarebbe rimasto legato, ancorato a quel momento e a quel percorso e a quella persona, ovviamente.

Un anno fa a quest'ora mi preparavo mentalmente per affrontare un viaggio piacevole.
Lontana da tutto e quasi tutti.
L'idea di viaggiare, partire, lasciare le cose al loro posto, mi è sempre piaciuta.
Ma allo stesso tempo mi intimorisce.
Ho sempre avuto l'idea che assentandomi anche per una sola settimana, il mondo così come lo ricordo, crolli inesorabilmente e ad attendermi ci possano essere solo i cocci di quello che avevo in precedenza.
Con il passare del tempo ho capito che il mondo non crolla senza di me, perché fondamentalmente non sono io a reggerlo. Crollerebbe lo stesso o non crollerebbe mai.

Allontanarsi dalle persone o dai luoghi è doloroso tanto quanto benefico. A volte.
Novembre è da sempre il mio periodo preferito. E da quasi undici mesi ogni giorno, ogni stagione ed ogni momento dell'anno, hanno per me un significato maggiore, più elevato.
Ogni cosa è ricollegata a qualcosa di più grande.

Questa fase dell'anno suggerisce che sta ricominciando tutto.
Ci si avvicina a Natale, ahimè. E quindi, peggio ancora, all'anno nuovo.
Vivo da sempre il mio tormento più grande: la voglia di andare avanti per scoprire cosa c'è e l'angoscia di non volerlo sapere.
Ma forse, come le altre, è una paura che va accantonata.
Perché ogni tanto e solo ogni tanto, ma speriamo per moltissimo tempo, spogliarti davanti a qualcuno delle tue paure e delle tue insicurezze, vuol dire non essere soli ad affrontare un problema.
E, che ci piaccia o no, oltre ad essere bellissimo, si fa anche meno fatica.