martedì 28 aprile 2015

Ritrovarsi a pregare di non lasciarsi andare.

Passo metà delle mie giornate in macchina, nel traffico.
Con lo stesso cd in loop, ancora e ancora. Finché la musica non la sento più.
Mi immagino le vite della gente incolonnata nella stessa marmellata di traffico che mi avvolge e di cui faccio parte. Li vedo assorti, quasi come me.
Ho sempre guardato gli altri e immaginato le loro vite, i loro successi ed i loro fallimenti.
I loro amori. I loro figli. Le loro mogli ed i loro mariti.
Anche i loro lavori.
Chissà se a questo gioco partecipano anche loro.
Magari mi vedono e ci pensano. Alla mia vita, ai miei successi, ai miei fallimenti.
Ai miei amori. Ai miei figli (?) e via dicendo.

Quando non senti più la musica vuol dire che ti hanno sfiancato.
Stancato.
Ed è esattamente così che mi sento.
Quel rumore mi serve ad occupare vuoti, spazi. A colmare silenzi che mi devastano.
Poi ogni tanto cambio marcia e avanzo con la macchina di un pezzetto.
E mi piacerebbe che questa fosse una metafora data a rappresentare la mia vita. Invece è solo traffico.
Nell'anima e sulla Tangenziale.
Che poi, delle volte, è quasi confortante.
Quasi un tepore.
Ma poi ti ricordi dove stai andando.
E per me tornare a casa è l'Inferno.

venerdì 17 aprile 2015

"Bury my bones in Here".

Giorni fa ci ho pensato.
Pensato pensato, intendo.
Sarà il caldo, sarà che la Primavera mi ha sempre messo un po' d'angoscia.
Stavo guidando, la musica alta quasi non la sentivo più.
Tornavo a casa, il che già di suo non è proprio la cosa più esilarante del mondo.
E insomma ero lì in macchina, incolonnata in una fila interminabile.
Mi dicevo "appena passo questo pezzo la strada si libera e finalmente arrivo".
Ed infatti, passati pochi chilometri, la strada era quasi sgombra.
Ed io ho guidato. Come piace a me. Senza fermarmi.
Così, con naturalezza.

Ed è lì che ho iniziato a pensare. A pensarci.
Pensarci pensarci, intendo.
Il traffico mi ha ricordato un po' la mia vita fino ad ora.
Ero lì, incolonnata in una marea di problemi che non riuscivo ad affrontare.
E mi dicevo che passato questo periodo, magari, avrei avuto la strada un po' più sgombra.
Solo che "questo periodo" andava avanti da ormai tutta una vita.
Ventidue lunghi anni di traffico. 

Quindi a Dicembre ho preso il mio corpo, tutta me stessa, e ho iniziato a guidarmi.
O forse l'ha fatto qualcuno. Perché sono arrivata nel più bel posto del mondo.
Quello dove sono ora. Quello dove spero di restare per altri mille anni e più.
E dal traffico sono passata ad una strada sempre meno affollata.
Fino ad oggi.
Dove non vedo nessun altro. A parte te.

Non so chi mi abbia guidata, anche se forse una mezza idea ce l'ho.
Sta di fatto che sono qui.
E mi sono detta, l'altro giorno, mentre guidavo, che era inutile nascondermi dietro a chissà cosa.
Inutile tentare di sembrare qualcosa che non sono.
Inutile girarci intorno.
Ed inutile negarlo.

Mi sono detta che in questo posto ci voglio restare. Tanto a lungo da non vederne la fine.
Come quel tunnel in Abruzzo, quello che dura per 24 chilometri.
Io voglio altri mille anni così, trasformati in chilometri.
E noi due che guidiamo, anche se non sappiamo esattamente dove andare. 
Ma l'importante è andare, alla fine.

E mentre ci pensavo.
Pensavo pensavo, intendo. Ho sorriso. Da sola.
In macchina. 
Mentre tornavo a casa.
Ho sorriso e ho capito.
Ho capito che il più bel posto del mondo sei Tu.

mercoledì 1 aprile 2015

La salvezza è dire "a domani". E crederci.

Ho incontrato una persona, o meglio sarebbe dire ri-incontrato.
Una di quelle che nell'immaginario comune viene fatta passare per inesistente. E invece esiste. E tanto.
Esiste a tal punto da farti rivalutare una vita intera, esiste da farti piangere come se avessi trovato acqua fresca in un deserto.
Perché forse è questo che hai trovato.
L'acqua fresca. O la salvezza.
E la salvezza arriva così, in una giacca blu della Lyle and Scott, in un paio di Adidas e in un sorriso bello e sincero. 
Di quei sorrisi che fanno mille rughe intorno agli occhi, di quelli con la dentatura perfetta.
Quelli che non avevo mai visto.
La salvezza è lo Zodiaco di Roma, alle 04:00 di notte, con tutte le luci spente e la paura di non farcela neppure stavolta.
La salvezza è guardarsi dentro, non riconoscersi e voler puntare in alto.
Talmente in alto che non credevi nemmeno esistessero salite così ripide. E così stupende.
La salvezza è parlarsi sottovoce, restare abbracciati, anche in silenzio e prendersi in giro.
Ed è incredibile come la salvezza, in fondo, assomigli poi così tanto all'Amore.
Si dice che la gente debba accettarci per quello che siamo (o quello che crediamo di essere?)
E invece quando vedi quegli occhi, quelle mani e quelle braccia stringerti, ti viene da chiederti se sia tutto giusto e vorresti essere la persona migliore del mondo per meritarti tanto.
E chi l'avrebbe mai detto che, anni fa, alle spalle del Colosseo, fra la Roma sparita e la goliardia pronunciata io, incontrassi proprio la mia ancora.