lunedì 2 ottobre 2023

Correre senza arrivare mai

A me sembra sempre di rincorrere tutti, di essere in affanno costante nel cercare di raggiungere chi è più avanti di me.


Ci ho pensato mentre osservavo una ragazza alzarsi dal tavolo dove era seduta con il suo fidanzato; lui è scattato in piedi e con passo spedito è arrivato a diversi metri di distanza.


Lei ha arrancato un po’, parlando con lui, quasi urlando per farsi sentire mentre continuava un discorso già iniziato.


È molto maleducato, ho pensato.

Poverina, ho pensato.


E ho ricordato perfettamente la stessa identica sensazione di dover faticare per stare allo stesso passo di qualcuno che è già avanti, è già lontano.


Qualcuno che sta andando a passo spedito verso qualcos’altro che non sei tu. E ti lascia indietro, a metri, chilometri, miglia di distanza…


Tu arranchi, ci provi, allunghi il passo, ti velocizzi nel tentativo di raggiungere quella persona, ma a nulla serve se quando finalmente sei arrivato in pari hai il fiato corto e la milza che scoppia.

mercoledì 23 agosto 2023

15:52 23 agosto 2023

Quando ero piccola raccoglievamo i pinoli e poi cercavamo una pietra abbastanza grande per romperli e poterli mangiare. Ce lo aveva insegnato la nonna, che ci portava per ville e parchi a passeggiare. Si è presa cura di noi, a modo suo. Le dita ci diventavano nere e a volte capitava che si incollassero fra loro per colpa della resina delle pigne, che scuotevamo per ricavarne altri frutti. Poi provavamo a lavarle alla fontanella, ma la resina non andava mai via del tutto. Da piccolo però non ti interessa se le tue mani sono o non sono perfettamente pulite. Crescendo non ho più visto bambini raccogliere i pinoli e non ho mai capito se fosse perché i tempi, si sa, sono cambiati o se fosse per via di un’abitudine solo nostra; una specie di tradizione tramandata fino alla nostra generazione. In realtà non ho più visto tante cose, di quel periodo, e magari è perché sono cambiati i miei occhi. E insieme a loro è poi cambiato tutto. Pure i tempi e pure i bambini che i pinoli non li raccolgono più. 

giovedì 22 giugno 2023

19:07 22 giugno

se fosse troppo tardi?
Magari non ora, ma un giorno.
Se arrivasse quel momento in cui guardandoci attorno potremmo capire che sia ormai troppo tardi. Cosa ne sarebbe di tutto quello che non è stato?
Cosa dovrei farci, io, con tutto il tempo passato a chiedermi se mai fosse arrivato il momento esatto in cui effettivamente alla fine era troppo tardi? 
Io ci penso.
Ci penso e mi dico che non è così che andrà, che di tempo ce n’è ancora a sufficienza e che tutto troverà il suo posto; che non è vero che la vita è tutta qua e che c’è ancora tanto che non conosco e che non vedo e che non ho.
Ma se poi il tempo passasse e fosse davvero ormai troppo tardi?
Se “tutto” alla fine fosse questo? 

martedì 23 maggio 2023

You're gonna sleep like a baby tonight

A casa mia non c’è niente di tuo.
Non hai toccato niente lì, non hai provato il letto, né il divano. Non hai bevuto in nessun bicchiere e non hai mangiato in nessun piatto.
Né tenuto in mano il telecomando. 
Non c’è niente di tuo, nemmeno un ricordo in qualche angolo, nemmeno un aneddoto che potrebbe venire in mente di raccontare.
Non hai mai varcato quella soglia e non ti sei mai affacciato dal mio balcone, magari per fumare una sigaretta.
È un posto incontaminato.
Metro quadro dopo metro quadro non c’è niente di tuo, niente che tu possa aver visto o apprezzato o criticato.
È tutto così sterile. O sterilizzato. Ancora non lo so.
Non ho mai ascoltato la musica cucinando, mentre ti aspettavo e magari portavi un dolce, da mangiare dopo.
Non ho mai scelto cosa indossare, mentre attendevo un messaggio.
Sto qui, avresti scritto.
Scendo, ti avrei detto.
Non è successo niente di tutto questo, perché quel posto è incontaminato. 
È lontano da tutto, perché non sai nemmeno che esiste. 
Non sai niente. Da tempo, ormai.
Potrei essere - e magari lo sono - una persona diversa. Non lo sapresti mai.
Potrei volere cose di cui non ti ho mai parlato. E non lo sapresti. 
Potrei aver deciso per il mio futuro, ma tu non lo sapresti.
A casa mia c’è una piccola cassaforte, nemmeno questo sai.
Ho appeso i quadri di mio nonno, quel nonno che non c’è più e tu non lo sai.
Ho recuperato oggetti da altre case, case di chi non è più su questa terra. E tu però questo non lo sai.
A casa mia non c’è niente di tuo.
Né un ricordo, né uno spazzolino lasciato lì “perché non si sa mai”. Niente. 
Non c’è nulla e non ci sarà mai nulla.
Ma tu questo non lo sai. 

lunedì 27 marzo 2023

20:30. È marzo.

 Non ho mai studiato. 

O meglio, mi serviva un po’ di tempo per capire cosa mi piacesse studiare.

Quando ero piccola nessuno faceva i compiti con me, perché c’era poco tempo e perché non mi andava di farli. E non c’era abbastanza pazienza per provare a convincermi o per farmi trovare la strada giusta.

Ci ho messo tanto tempo per capire che non ero, che non sono, stupida. Tanti anni e tanti percorsi falliti, prima di capire che serviva quello giusto, per andare avanti. 

Ancora oggi mi chiedo quanto sarebbe cambiata la mia vita se fossi stata incoraggiata un po’ di più e quanto potrei ancora fare, se non fossi ormai sovrastata dalle ombre di un passato che sembra non essere nemmeno più il mio.


Avevo cambiato scuola da poco e mi ero fatta un’amica. Eravamo a pranzo a casa sua e dopo aver finito di mangiare sua mamma si era seduta vicino a noi, per aiutarci a fare i compiti. Che cosa bislacca, pensavo.

Noi eravamo poco concentrate (in realtà la colpa era mia) e a un certo punto, dopo averci rimproverato diverse volte, si era alzata andandosene via. 

“Ecco, adesso non ci aiuta più”, aveva detto la mia amica. E io non capivo quale fosse il problema, quale fosse la mancanza. 

D’altra parte non avevo mai avuto nessuno che studiasse insieme a me. Ho pensato fosse strano per anni, che la mia amica avesse bisogno di sua madre per fare i compiti. Solo molto tempo dopo ho capito che forse quella strana, diciamo così, ero io.


Sono passati tanti anni da quell’episodio, eppure mi è tornato in mente proprio di recente e non mi lascia in pace. Chissà perché proprio ora, poi. 

Ho sempre pensato di non aver bisogno di nessuno perché, di fatto, se non c’è nessuno intorno, nessuno può aiutarti.

E allora le cose alla fine le fai da solo, alla meno peggio.

In qualche modo le fai sempre.

Però ogni tanto mi viene il pensiero che mi suggerisce che forse, solo forse, lo vorrei vorrei davvero qualcuno su cui poter contare, non necessariamente puntando sul suo aiuto pratico e materiale, ma sulla sua presenza, magari.

Mi piacerebbe sapere, in fondo, che anche se dovrò fare qualcosa da sola, potrei affrontare il peso degli oneri e dei doveri contando su un supporto in più. Anche piccolo. Anche minimo. Anche da lontano.

Lo stesso che forse mi sarebbe servito quando era l’ora di fare i compiti. Alla fine non li ho mai fatti, quei compiti. O peggio, li ho fatti male. 


Non sono stupida.

Sono intelligente, ma non mi applico.

Me l’hanno sempre detto. 

È distratta, mi dicevano.

E ogni tanto me lo dicono ancora. 

Non mi sono mai chiesto se sia vero, perché per troppo tempo ho lasciato che fossero gli altri a descrivermi, prendendo quello che dicevano per buono. E basta. 

E adesso che ho finito i compiti da fare, però, cerco ancora qualcuno che voglia sedersi accanto a me senza giudicarmi per gli errori che faccio.

Magari incitandomi a fare sempre del mio meglio. Visto che io da sola, fra le cose che ho dovuto fare, mi sono sempre scordata di dirmelo. 


martedì 3 gennaio 2023

Un uomo senza nome.

Questa è la storia di un uomo senza nome.

O meglio, un uomo che un nome ce l’aveva pure, ma io non lo conosco.

Sedeva a bordo strada, con la camicia slacciata, una felpa ormai logora di colore blu e un paio di pantaloni grigio scuro, nemmeno quelli tanto nuovi.


Guardava il traffico intorno e si interrogava, credo.

Ha tirato un sospiro così lungo che l’ho sentita anche io, la sua preoccupazione.

Le sue pene.

Le sue angosce.


Io non so chi fosse, non so perché in quel momento era lì. Ma quegli occhi e quello sguardo non li dimentico. 


Eppure io ero solamente una delle tante macchine che correvano da una parte all’altra, incolonnata per raggiungere un posto che ora non ricordo, a un orario che ora non ricordo.


A volte basterebbe solo guardarsi attorno, scorgere un dettaglio in più, qualcosa di cui ci accorgiamo solamente noi.

Un momento. Un attimo. Un solo secondo che rimane impresso.


Non lo so perché; io quell’uomo non l’ho più visto. Eppure continuo a pensarci. E mi chiedo cosa ne sia stato di lui. 


Chissà se qualcuno guardandomi ha mai avuto questa sensazione, questa curiosità, questa preoccupazione di sapere cosa ne stia facendo io della mia vita.

Dove sono adesso.

A chi regalo i miei momenti migliori. E a chi quelli peggiori. 

Cosa ascolto quando non voglio pensare, cosa guardo quando non voglio ascoltare.

Chissà.