venerdì 24 dicembre 2021

Mio nonno.

 Mio nonno ha fatto la guerra. 

La stessa guerra che per molti oggi è solo sui libri di storia. Mio nonno c’era e me la raccontava: brutta, fredda e atroce come solo la guerra sa essere.

Mio nonno aveva le mani nodose di chi ha vissuto tanti anni; di chi ha visto i figli sposarsi, separarsi, di chi ha visto i nipoti crescere ognuno diverso dall’altro.

Mio nonno mi ha insegnato ad apprezzare tutte le forme più strane dell’arte, mentre rideva della sua pagina Wikipedia che secondo lui non lo rappresentava poi tanto.

Se oggi riesco a emozionarmi di fronte a un dipinto, a una scultura, a una sola sfumatura di colore è solo merito suo.

Mio nonno non aveva tantissime parole, ma le trovava tutte quando parlava dei suoi amati quadri. E quando parlava di Nenè, mia nonna.

Sarà sciocco e melenso, ma il pensiero che oggi si siano ritrovati mi conforta. Ho avuto la fortuna di avere un nonno importante, e non solo per me. Un nonno che comprava i cioccolatini e li nascondeva nel mobile nero, ma tanto lo sapevamo tutti e li mangiavamo anche quando non li tirava fuori lui alla fine del pranzo. Un nonno che mi ha spronato a tirare fuori sempre la mia parte creativa, che ha conservato ogni mio disegno e scarabocchio. Un nonno che ha vissuto in un’epoca in cui i tatuaggi non esistevano e non ne ha mai disprezzato nemmeno uno, un nonno che guardava i miei jeans strappati e mi chiedeva se avessi bisogno di comprarne di nuovi con un’ironia tutta sua. 

Mio nonno da oggi sarà solo nelle mie fotografie e nei mille ricordi che mi ha lasciato, ma ogni opera d’arte sarà meno bella sapendo che non potrò parlarne con lui in un secondo momento.

Mi mancherà.

lunedì 6 dicembre 2021

Le risposte arrivano, con il tempo. Forse.

Vorrei chiederti tante cose, approfittando di uno di quei momenti nostri. I momenti della verità. 


Vorrei chiederti come si sta senza di me, se è vero che è meglio o se forse ogni tanto il pensiero di esserti sbagliato ti attraversa. 


Vorrei chiederti se ci pensi mai, alle mie cose, alle mie paure, alle mie attenzioni e ai miei progressi. 


Ma sarà davvero così semplice stare senza di me? Così immediato, così indolore. Così senza senso, come mi sento io. 


Ti chiederei se è stato bello in questi mesi o se magari è stato solo decente o se invece è stato proprio brutto. Se hai notato differenze o se con il passare dei giorni hai capito di aver fatto bene. 


Ti chiederei come sei stato quel giorno e poi quelli dopo. Se ogni tanto hai guardato il telefono sperando fossi io, se a volte, la sera, hai dimenticato cosa è successo e hai pensato a me. 


Magari hai detto ora la chiamo tornando a casa, ma poi un sussulto ti ha riportato alla realtà. Magari una mattina hai pensato di invitarmi fuori e alla fine ti sei ricordato che non si può più fare. 


Un giorno ti ho detto che le cose più belle che ho scritto le ho scritte per te. Mi hai chiesto se fosse vero, ma io non dico bugie. Oggi ti direi se puoi farti un po’ più in là, perché vorrei avere la testa libera da tutti questi pensieri. 


Vorrei che ti spostassi quel tanto che basta per farmi tornare a respirare, per farmi credere che qualcosa di diverso è ancora possibile. Ma non l’hai mai fatto. Sei sempre stato qui. Anche quando non volevo, anche quando non ti volevo. 


Ma poi è davvero così facile stare senza di me? È davvero così semplice ricominciare da zero facendo finta di niente? Qual è il tuo segreto? Dopo tanti anni non l’ho ancora capito.