domenica 25 settembre 2016

Lettera a me stessa.

Ciao, oggi è Domenica e ti scrivo perché so che non ti piace.
Fuori fa ancora caldo e non ti piace nemmeno questo, ma hai ragione, è autunno e il clima dovrebbe essere diverso.
E' stata una Domenica come tante altre e siamo solo a metà, non è ancora finita.
Ti scrivo perché se non lo faccio io non lo fa nessuno.
Oggi pensi che hai sbagliato tutto. Lo pensi sempre, ma oggi di più.
Secondo me hai sbagliato a non volerti bene per tutto questo tempo, aspettando lo facesse qualcun altro al posto tuo. E so che questa situazione non cambierà di certo domani, ma forse dovremmo provarci insieme.
Quest'anno non è andato come speravi, so anche questo. E' iniziato male, malissimo.
Però, anche se non volevi, ad un certo punto ti sei tirata su. Per metà, perché lo vedo che a volte ancora non ce la fai ad alzarti in piedi.
Sarà stato forse merito dell'istinto di sopravvivenza, chissà, però ci sei riuscita e adesso la mattina ti svegli un po' meglio, non ti prende quella morsa allo stomaco appena apri gli occhi e la sera vai a dormire sperando che il giorno dopo sia un po' più bello.
Ti ho vista passare notti completamente in bianco, sperare di non esistere all'alba per non dover affrontare la giornata; ti ho vista morire dentro ogni volta che qualcuno ti diceva quello che non volevi sentire, riaprendo una ferita ancora fresca.
Lo so che ancora fa male, ma passerà. Questo te lo prometto.
Dentro casa sei un fantasma, non ti si sente e non ti si vede, soprattutto ultimamente ché non fai altro che studiare. Fra poco avrai finito e voglio credere che sarai coraggiosa abbastanza da farti un regalo e prendere il primo aereo, il primo treno e andartene via. Fosse anche solo per qualche giorno.
Ma devi farlo, perché te lo meriti.
A proposito di meriti ce ne sono tanti che ti spettano, anche se non lo sai.
Ti accontenti sempre, ti accontenti di piccole cose e lo fai perché pensi che per te ci sia solo quello, che sia tutto lì, ma non è vero nemmeno questo.
Ci siamo abituate un po' male e non va bene. Non è giusto.
So che stai per raggiungere un traguardo importante al quale non pensavi di poter mai arrivare e so che ti fa male non poter condividere questa notizia con nessuno, forse devi pensare che condividerla già con te stessa sia una cosa importante e va bene anche così, in fondo.
Mi ricordo che l'anno scorso pensavi di essere la persona più fortunata al mondo e adesso di te pensi l'opposto esatto. Non lo so se hai ragione, probabilmente no, ma capisco che a volte non riesci a pensare ad altro.
Sei fatalista quanto basta e vedi sempre tutto nero e di nero ti ci vesti pure, sarà questo che attira chi il nero ce l'ha dentro forse. Su questo dobbiamo lavorarci.
Quando ti guardi allo specchio non ti piaci praticamente mai perché ormai ti è entrata in testa quella cantilena che senti ripeterti da anni, dalla mattina quando ti svegli alla sera quando ti metti a letto.
Anche questo passerà, ne sono certa. Ci vorrà tempo, magari, ma passerà. Come tutto.
Oggi è Domenica e devi studiare. Ancora.
Sembra un lasso di tempo interminabile e di questo Settembre non ti rimarrà nessun ricordo, perché non l'hai vissuto. Allora posso augurarti che i prossimi Settembre che arriveranno saranno solo pieni di cose da ricordare. Cose belle, però.
Sono ventiquattro anni che ti guardo tutti i giorni e a volte mi stai proprio sulle palle.
Ti prenderei a schiaffi quando dai certe risposte, quando incassi colpi come se fosse tutto ok e non fai niente per avere una rivincita; quando sei passiva e accetti tutto quello che hai intorno senza reagire.
Ti ho vista commuoverti per certe piccolezze che c'è davvero da chiedersi se un cuore come il tuo sia umano o venga da qualche sperduta galassia di cuori teneri e puri e stupidi allo stesso tempo.
"E invece sei tu" come fa la canzone di quel cantante che ti piace.
Io credo che tu non sappia realmente quanto le persone che hai attorno ti reputino importante nelle loro vite, lo so che non lo sai, perché hai sempre quella sensazione di essere una nullità; quella che se sparissi domani nessuno se ne accorgerebbe; quella che se ci sei o non ci sei non importa.
Non sei mai stata parte della tappezzeria, mai.
Ma non riesci a vederlo, non lo so perché. Soffri - amo di questa parziale cecità quando si tratta di vedere le cose come stanno, nel bene e nel male.
Sei sempre stata diversa. Senza nessuna accezione, né positiva né negativa. Diversa e basta e lo hai sempre saputo.
Hai questo senso dell'umorismo, così radicato, che ormai è la tua arma da difesa più affilata. Ma non devi difenderti da te stessa.
Forse è arrivato il momento di vederti e accettarti per ciò che sei, non importa se gli altri non lo fanno. Dovresti farlo tu.
Tua madre dice che non hai pazienza, che sei nervosa, che sei sfaticata, che non sai fare niente.
Tua madre ride mentre ti trucchi, lei ride quando gli altri ti dicono che sei bella, ride e basta.
Tu non ascoltarla.
Non fa niente, forse non lo fa nemmeno apposta.
Certi giorni ti vedo così fragile che se qualcuno prova a sfiorarti cadi a terra in mille pezzi e ti frantumi come un cristallo pregiatissimo. Oggi ti vedo così.
Può capitare. Fai un bel respiro e pensa che domani è un altro giorno.
Sei una di quelle persone che danno sempre più di quello che possono dare, anche se poi in verità a loro non rimane niente. Devo ancora capire se sia o meno una qualità, ma secondo me sì.
Prova a vantartene e pensare che anche in questo sei una mosca bianca.
Ti ho vista passare da un letto all'altro alla ricerca di un po' d'affetto; farti toccare da certe mani così sporche che nemmeno a sciacquarle per ore sotto l'acqua tornerebbero pulite.
Ti ho vista non capire da che parte stare.
Ti ho vista spaccarti dentro e rimanere perfettamente integra fuori, come se nulla fosse.
Ti ho vista mentre ti calpestavano e a volte lo vedo ancora.
Questo non deve succedere e so che lo sai.
Voglio solo dirti che non sarà sempre così, o almeno lo spero. Io ne so quanto te, però facciamo che oggi ne so un po' di più.
E facciamo pure che oggi non studi, ti vesti ed esci e fai qualcosa per te stessa. Anche fosse solo uscire e sentire quel poco di Sole rimasto fuori sulla pelle.
Dovresti pensare di meritare anche quelle cose belle che vedi lontane, devi pensare che le vetrine di emozioni che incontri per strada non siano solo da esposizione, devi pensare che puoi entrare, che puoi prendere, che quelle sono anche cose tue.
Un paio di promesse te le ho fatte, da parte tua vorrei solo la solenne promessa che non ti annichilirai mai, anche quando ti sembra l'unica soluzione possibile.
Voglio credere che sarai meglio degli altri, meglio di quelli che ti hanno fatto del male, meglio di quelli che non si fidano, meglio di quelli che ti si avvicinano ma non troppo perché hanno paura.
Ecco, voglio credere e sperare che non avrai mai paura.
Non quando si tratterà di vivere qualcosa, di buttarti, di lanciarti da un grattacielo di sensazioni che ti fanno sentire il vuoto nello stomaco, perché sono quelle le sensazioni che vale la pena vivere e provare.
Non sei una che si lancerebbe col paracadute, non sei nemmeno una che si affaccia dal quarto piano per le vertigini. Ma sei una che si butta senza nessun tipo di protezione nel cuore degli altri.
E questo non deve cambiare.
Devi arrivare alla fine delle cose pensando che hai dato tutto e di più non potevi fare.
Ma più di ogni altra cosa devi pensare che non è colpa tua.
Magari te ne scrivo un'altra di lettera, quando tutto si sarà sistemato e sarà il momento di batterti il cinque.
Ho scritto sempre a tutti, papiri su papiri, parole su parole, concetti su concetti, emozioni su emozioni e nessuno ha mai davvero capito o apprezzato.
Ecco perché sto scrivendo a te. Perché sei tu quella che scrive sempre agli altri, ma nella posta non ha mai nulla.
Oggi invece sì.

lunedì 19 settembre 2016

Tanto d'amore non si muore mai.

E' successa una cosa di cui avremmo tanto riso, insieme.
Ed invece ne ho riso da sola, ma non ha fatto male.
A fasi alterne mi tornano in mente certi ricordi e certe promesse che è meglio se mi giro dall'altra parte e faccio finta di nulla, poi ogni tanto il disgusto ed il dispiacere sono così forti che non basterebbe mettersi due dita in gola per rimettere tutto quello che ho dentro.

A piccoli passi ci si allontana da certi dolori, anche se a fatica.
Anche se a volte ti viene da tornare indietro e magari indietro ci torni davvero.
Anche se a volte ti fermi proprio, perché andare avanti spaventa e tornare sui propri passi è impossibile.

Ho sempre pensato che non sia il Quanto a fare la differenza, ma il Come.
E' lui che rovina tutto. E' lui che amplifica tutto.
Il Come.

Anche quando si prendono le distanze da qualcosa, non conta la rapidità con la quale questo accade; secondo me importa solo la modalità in cui questo allontanamento avviene.
Dopo un po' di tempo, su quelle ferite di carne viva, riesci a mettere qualche punto di sutura.
Certo, fa male.
Farà male sempre, ma tu intanto ci provi.
Qualche punto salta e non fa niente.

Mi piace pensare che i dolori siano un po' come i tatuaggi. E non a caso il dolore fa parte del tatuaggio stesso.
All'inizio fa male, dà fastidio.
Poi c'è quella fase snervante, quella della cura, delle cremette, della pelle che inizia a cadere e vai in giro che sembri un lebbroso.
Per fortuna dura poco, resta solo qualche pellicina che non si arrende.
Ma, alla fine di tutto quel casino, rimane una coloratissima cicatrice e del dolore sparisce quasi anche il ricordo.

Spesso mi fermo a pensare come le cose cambino nel giro di pochissimo.
Non per forza con accezione negativa o positiva. Cambiano e basta.
Uno dei principi della Fisica dice che "nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto varia"; ho sempre pensato che fosse applicabile alla vita.
Ed in un certo senso lo è.
Se vivessimo seguendo questo principio, si potrebbe quasi pensare che anche i rapporti umani, sociali, interpersonali, non si distruggano, semplicemente varino.
Non è che consoli poi tanto, in effetti. Ma è quello che accade.

L'Estate è finita, le temperature si sono abbassate e il buio arriva prima.
Questo significa solo che sta tornando il periodo delle grandi speranze. E delle grandi mancanze.
L'Inverno fa venire voglia di innamorarsi o almeno provarci. E di viaggiare, viaggiare tantissimo.
Che a volte è un po' la stessa cosa.

E' usanza fare bilanci quando si arriva ad una data pressoché importante, o semplicemente quando si arriva ad un punto dell'anno in cui ci si aspetta qualcosa di nuovo.
Tipo adesso.
Se guardo indietro, se guardo ai mesi passati, mi vedo cambiata. Per fortuna.
Vorrei tornare dalle me di Gennaio e dirle che fa tutto schifo e anche a Settembre non è tutto rosa e fiori, ma davvero un giorno non si sveglierà più già stanca dopo aver pianto tutta la notte e aver preso sonno cinque minuti contati, per sfinimento.

Tutto cambia.
E cambierà anche questo.

Sembra banale, stupido, sembra catastrofico, ma ogni volta che mi ritrovo a ridere per qualcosa mi sento fortunata. Io, che non lo sono mai stata.
Mi sento fortunata semplicemente per il fatto di esserci riuscita, a ridere. A ridere ancora.
Che sembra una stronzata, ma proprio non lo è.
La stessa cosa mi succede quando esco da sola, quando mi prendo del tempo per fare qualcosa, quando mi sento lontana da tutto quello che mi fa male.

Certi sentimenti si lasciano dietro una scia di morti e feriti che i bollettini di guerra, a confronto, non sono niente. E non c'è nessun infermiera, nessuna crocerossina, nessun eroe che corre in tuo aiuto, perché se decidi di rialzarti puoi farlo solo con la forza delle tue gambe.
Solo puntando su te stesso. E ci vuole coraggio.
A rialzarsi malconci e feriti, ci vuole coraggio. Ma ci si riesce anche quando non si vuole.

Per questo d'amore non si muore mai, d'amore ci si ammala. Che è peggio.

giovedì 1 settembre 2016

Settembre (Cielo di)

Oggi non sembra andare malissimo e lo dico con un certo timore.
Ho sempre considerato Settembre come il vero inizio dell'anno, forse perché quando andavo a scuola era il mese nero in cui tutto ricominciava.

L'anno scorso, a Settembre, pianificavo un viaggio in Irlanda.
A breve potrebbe succede la stessa cosa, magari però in un altro posto.

Stamattina mi sono svegliata con l'ansia degli esami dietro l'angolo, consapevole che manchi sempre meno a quando dovrò presentarmi in aula con qualcosa da dire e da scrivere;
Poi sono uscita e c'era un tempo bellissimo.
Tanto sole e per niente caldo.

Mentre tornavo verso casa ho tirato un sospiro di sollievo, mi sono anche fermata per qualche secondo a respirare. Mi serviva questo.
Uscire e scrollarmi di dosso un po' di cose.
Ho ringraziato per quel sole alto che senza aggressività mi riscaldava la pelle, ho ringraziato di avere un cucciolo che fosse vicino a me in quel momento e ho ringraziato me stessa, perché so ancora sorprendermi.
So ancora gioire di cose piccolissime.

L'anno scorso me lo ricordo bene Settembre.
Mi ricordo di aver avuto il panico dato dal non sentirmi abbastanza. Abbastanza capace, soprattutto.
Mi ricordo anche che c'era qualcuno lì che mi diceva che non era vero.

Se mi vedo oggi mi voglio abbracciare o regalare qualcosa o darmi un premio, perché ci sono stati un sacco di cambiamenti a cui ho dovuto provvedere da sola.
E sì, questo mi rende fiera.
Non ci avevo mai pensato prima di oggi, eppure basta una giornata così per illuminarti un pochino e farti sentire, non dico felice - non voglio esagerare - ma almeno serena.
Che non fa mai male.

Ci sono cose che potrebbero andare leggermente meglio, altre che potrebbero andare decisamente meglio; ma credo sia sempre così.
Oggi non voglio pensarci.
Oggi voglio pensare che è stata una giornata tranquilla, che non ho mai alzato gli occhi al cielo perché qualcosa non piaceva e magari anche stasera andrà tutto bene. E chissà, forse anche domani.





E poi insomma, dovrà pure succedere qualcosa. Siamo a Settembre.