giovedì 17 gennaio 2019

23:35, giovedì 17 gennaio. Un altro anno.

Ogni tanto ci penso ancora.
Non tanto, giusto il tempo di rovinarmi la giornata. Lascio che i ricordi prendano il sopravvento ed insieme a loro il rancore, la rabbia, la vergogna.
Ogni tanto ci penso ancora.
Non tanto, giusto il tempo di farmi rodere un po' il fegato. Giusto il necessario per ricordarmi di non pensarci più, ma alla fine succede comunque.

Ci sono ferite nell'anima che non si rimarginano nemmeno col sale, nemmeno con il lavoro duramente fatto per mettere tutto a tacere.
Non so perché accade, ma so che non ci si può sottrarre.
Qualsiasi tipo di mancanza o lutto resta lì, perché bruscamente interrotto dalla vita; da quella stessa linfa che un tempo ti permetteva di guardare al domani molto più che al presente.

Ogni tanto ci penso ancora, non so perché. Mi dico che non devo, ma poi lo faccio lo stesso. Anche se non voglio. La mente non la controlli anche quando ti sembra di farlo.
Ogni tanto succede pure che non c'è rancore, non c'è odio. Non so cosa c'è, ma vorrei chiederti come stai, che fai, se hai portato a termine ciò che speravi succedesse.

Poi torno in me.
Spesso mi chiudo a riccio perché in realtà ci sono, ma non ci sono. Mi chiudo per lasciare fuori gli altri, ma alla fine resto fuori solo io. Fuori di me, fuori da tutto.
Osservo passiva il resto del mondo che si muove veloce verso qualcosa, ma non capisco mai verso cosa. Non tengo il ritmo, perché quello non è il mio ritmo.

Ogni tanto, quando ci penso, mi perdo.
Non so dove sto andando, cosa sto facendo, semplicemente perdo la rotta. Non so perché, ma quel ricordo mi fa alienare da tutto il resto. Mi porta lontano e poi mi riporta vicino, poi di nuovo lontano e così via. Mi porta ad un'estate caldissima, al parcheggio del mercato, alla Nomentana assolata, al cinema a Luglio completamente deserto, alle passeggiate sul Tevere, alla via buia in periferia.

Poi torno qui. A questo inverno freddo.
Alle passeggiate al parco, col cane. Alla forza che ci metto ogni giorno per continuare - non so cosa, continuare e basta. Alla mia vita che è cambiata, al lavoro che sto cercando e nel quale vorrei affermarmi un giorno non troppo lontano. Alle persone che mi sono rimaste accanto. A quelle nuove che ho trovato e a quelle vecchie che ho dimenticato. Alla cioccolata calda con panna.

Poi però capita che mi perdo ancora.
E' una spirale infernale. Sembra uno di quei film in cui la storia si ripete più e più volte senza mai arrivare alla fine; quella in cui il protagonista ha innumerevoli tentativi per rimettere insieme i pezzi della sua esistenza. Ma questo non è un film. Lo dicevano anche gli Articolo 31. 

Quindi capita che ci ripenso, ecco.
Ti vorrei chiedere come stai, di nuovo. Se ogni tanto ci ripensi anche tu, se qualche volta hai pensato di aver sbagliato. Chissà, forse. Se un po' ti sei sentito in colpa, se ripensi a me col sorriso o con rammarico. Se magari, passando da qualche parte che abbiamo vissuto insieme ti scappa un ricordo o magari no. Se esisto ancora, nel fondo di qualche bicchiere, nelle cose che ti facevano ridere ed in quelle che invece facevano ridere me.

E torno qui.
Alla vita che è passata, agli anni perduti, ai successi guadagnati e agli insuccessi superati.
Quante volte ho pensato di non farcela e quante volte invece ce l'ho fatta. Quante volte ho pensato di farcela e quante volte ancora invece non ce l'ho fatta proprio per niente. Quante?

La prossima settimana prendo un treno che mi porta in un'altra città, così per cambiare un po' aria. Per poco, il tempo necessario di capire che posso ancora respirare se solo me lo permetto.
In quella città in cui siamo stati, che conoscevamo già bene. E sembra riportare sempre tutto a te.
Magari un giorno ti chiedo come stai e se ancora ti piacciono le cose che ti piacevano allora. O magari no. Non lo farò. Anche se vorrei, ma non lo faccio. Non lo faccio per rispetto. Verso chi o cosa ancora devo capirlo.
Rispetto per me, ad esempio. E per te. 

Comunque mentirei; ti direi che sto bene, anzi benissimo. Che tutto va come deve andare, che ho un sacco di progetti. Ed è vero, ma mi manca il coraggio di metterli in atto. E tu mi diresti che sei contento, ma sappiamo entrambi che non sarebbe vero. Che le circostanze ci fanno dire cose che in realtà non pensiamo.

Ti vorrei raccontare di quante ne ho passate e lo farei ridendo; farei ridere anche te. Sono sicura.
Ti vorrei raccontare di come è cambiato tutto, anche se alcune cose sono rimaste sempre le stesse. Ti vorrei chiedere per te cosa è cambiato, dove sei stato, cosa hai pensato mentre non c'ero. Ma poi, non c'ero veramente? Chissà.

Ho sempre pensato che fosse Destino, per tanti piccoli pezzi di un puzzle che mi hanno portato nel posto giusto al momento giusto. E adesso non so cosa farmene del Destino che è stato così infame.