Ho smesso di domandarmi se le ore che io spreco a pensare, tu le passi a sognare, a fantasticare. A vivere.
Ho smesso come si smettono tante cose.
Come si smette di riempire il caffè di zucchero, come si smette di fare tante piccole cose che lasciano poi spazio a nuove abitudini.
Ho smesso di chiedermi se esiste anche solo una minuscola possibilità che io un giorno mi svegli più preparata, meno impaurita e disillusa.
Ho smesso, perché a un certo punto bisogna farlo.
Ho smesso di chiedermi se i tuoi problemi sono ancora problemi, se tutte quelle cose alla fine si sono risolte.
Ho smesso perché non ho ancora risolto le mie e non arriverà nessuno a farlo per me.
Ho smesso anche di sbattere la testa sempre sullo stesso punto. Adesso ne ho trovati di nuovi.
Purtroppo non sono riuscita a smettere di farmi domande, tante. Non sono riuscita nemmeno a smettere di pensare che non può essere tutta qui la vita, che a un certo punto da qualche parte ne arriverà una nuova. Più leggera.
Non ho smesso nemmeno di farmi male, di trascurarmi, di non amarmi. Ma su questo ci sto lavorando e cazzo se è difficile.
Ho smesso di ricordare quei momenti e quando succede cambio film, come fossi su Netflix. Scuoto la testa e immagino un altro scenario, magari meno doloroso (ma non sono ancora così brava).
Ho smesso di guardarmi attorno.
E anche di guardarmi allo specchio. Non lo faccio più, perché non mi piace ciò che vedo.
E non voglio farmelo piacere, che forse è pure più grave.
Ho smesso di volere la ragione a tutti i costi. Ho smesso di preoccuparmi quando non ce l’ho. Ma non riesco a smettere di essere stanca, di sentirmi sola e sopraffatta. Questo proprio non riesco a smettere di farlo.
Si smettono tante cose. Tante abitudini. Si smette come si è iniziato.
E come è iniziato, finisce.
Ma quando?