domenica 28 novembre 2021

20:28 28 novembre 2021

Qualche giorno fa ho saputo che il mio primissimo amore è diventato papà. È stato strano, ma non ho sentito niente. In quella notizia c’erano tutte le mie speranze, tutte le corse nella ricerca del vestito più bello, tutte le notti a pensare a un futuro che non è mai arrivato. Ma non ho sentito niente. Tornando a casa ho incontrato la figlia della mia vicina di casa con una grossa corona di alloro in testa, era felicissima. Le ho fatto gli auguri, ma non ho sentito niente. Vedendola così radiosa, fiera di se stessa e con il sorriso di chi finalmente ha battuto il suo mostro più grande, mi ha ricordato quando è toccato a me. Due volte. Dentro la sua corona di alloro c’era la mia, c’erano  i miei esami, i miei pomeriggio con quei pochi amici con cui mi piaceva studiare, i miei caffè presi come deterrente, le mie scuse per pensarci il giorno dopo, ma non ho sentito niente. Io non sento più niente. Vedo la vita degli altri che cambia e la mia che resta uguale, ogni giorno la stessa. E non sento niente. Non sento più le corse per scegliere il vestito più bello o le notti a pensare, a controllare gli ultimi accessi di social mutevoli. Non sento più gli esami impellenti, gli appelli rimandati e quelli affrontati con leggerezza perché alla fine va sempre come deve andare. Ma oggi invece come dovrebbe andare? Non sento più quel gorgoglio nello stomaco, quel sorriso spontaneo la sera, dentro al letto. Non sento più quella voglia di svegliarmi il giorno dopo per vedere che succede e per sperare di vincere. Io oggi non so nemmeno più cosa si vince. E in fondo, perché dovrei? 

lunedì 8 novembre 2021

Sempre altrove.

Quanto mi sembra di sprecarle queste ultime giornate di sole, i sabati e le domeniche in cui fa buio presto e la vita è tutta la mattina. 

Quanto mi sembra di sprecarle tutte queste sere un po’ fredde, fatte di film lasciati a metà e di cene non cucinate. 

E quanto mi sembrano sprecate queste ricette che leggo e non ho coraggio di appuntare. 

E intorno è tutto buio e quando piove va un po’ peggio, poi torna il sereno, ma solo fuori. Solo fuori.

Ed è un gioco a parti inverse quando non sai se hai consumato un altro giorno o se un altro giorno ha consumato te, ché la sera arriva in un attimo e non te ne sei nemmeno accorto. 

Poi a letto rispondi agli ultimi messaggi e ti giri dall’altra parte chiedendoti chi sbaglia, tu o loro? E non c’è risposta perché è tutto un grande sbaglio e tutto un grande spreco. 

Come le giornate di sole tiepido, in cui la vita è tutta la mattina e fa buio presto e la notte arriva che è un attimo e rispondi ai messaggi distratta perché la testa è sempre altrove. 

Sempre altrove e mai nel posto giusto al momento giusto.

lunedì 1 novembre 2021

Una storia qualunque, ma una storia vera.

Maria nel 1946 andava in giro sulla vespa indossando la gonna e creava scandalo nella sua cittadina, perché “non stava bene” che una donna esponesse le gambe così, per di più su un mezzo che faceva volare via i vestiti. 

Lei, poco più che trentenne, viveva con la madre e non si era ancora mai sposata perché non aveva trovato la persona giusta. 

Per la verità Maria la persona giusta l’aveva pure trovata, ma aveva i capelli lunghi oltre le spalle e indossava gonne anche lei. Nel paese dicevano che erano grandi amiche, ma in fondo lo sapevano tutti. 

La storia di Maria ha dell’incredibile ed è finita nel peggiore dei modi. Lei che andava in giro in vespa con la gonna corta, una mattina non è più tornata a casa. 

Poco più che trentenne ha visto la sua vita finire in un battito di ciglia: sul giornale dell’epoca la prima pagina era tutta per Maria e la sua amica, morte tragicamente e insieme a causa del rovescio di un autobotte che le ha carbonizzate e ha bruciato una casa lì vicino. Uno scandalo, molto più delle gonne corte che usava per andare in vespa. 

L’hanno riconosciuta solo per la catenina che portava al collo, l’unica cosa che nell’impatto non è andata distrutta. La mamma, la mia bisnonna, prima di chiudere la bara le ha poggiato addosso il suo vestito preferito. Azzurro. E poi hanno sfilato tutti verso il cimitero. 

Maria e la sua amica sono seppellite vicine, ma si danno le spalle. Ognuna nella sua tomba, distanti eppure per sempre insieme fino all’ultimo tragico momento. 

Maria era mia zia ed era una ribelle. Non la conoscerò mai, anche se sono sicura di avere qualcosa di suo.