domenica 29 maggio 2016

Storie di prime volte che fanno male.

Lo so, il titolo inganna, ma non è di quello che voglio parlare.
Esattamente un anno fa, per la prima volta dopo ventidue anni - 22, venti + due - ho dormito con un uomo. Mica uno qualsiasi, il mio. O almeno, quello che era mio.
Per la maggior parte delle persone leggere questa cosa sarà come leggere un articolo di Vice (magari): pieno di notizie che non ti servono, scritte da persone che probabilmente non ti piacerebbero se te le ritrovassi davanti e soprattutto pieno di verità che non si sa bene se gestire in chiave ironica o amaramente seria.
Nel mio caso seria. E anche amara.
Non avevo mai dormito con nessuno, insomma.
Nessuno se escludiamo amici, amiche, parenti e compagnia cantante, ovvio.
Intendo dire che nella mia vita, in ventidue - 22, venti + due - anni, non avevo mai spartito il sonno con qualcuno che fosse più di un amico. E non per modo di dire. Qui intendo proprio per davvero.
Probabilmente per il mondo tutto, dormire con qualcuno, non è nulla, niente di speciale, niente di trascendentale. Per me è tutto.
Lo sostenevo da ancora prima che questo accadesse.
Quando una persona dorme si scatenano un sacco di fattori che, il più delle volte, non sbucano fuori quando si è svegli.
Dormire è come ubriacarsi in un certo senso; non hai il controllo di nulla, ti lasci andare nel modo più profondo possibile. Le cose che sono successe durante la giornata ad un certo punto evaporano (quando si è fortunati, a dire il vero), il film che hai guardato mentre cenavi ad un certo punto sembra un ricordo di qualche sera di qualche anno fa e sei già proiettato verso una posizione comoda che ti permetta di prendere sonno e riposare, finalmente, per qualche ora.
Nella mia vita, da una certa età in poi, ho dovuto imparare a costruirmi: voglio dire che ad un certo punto ho dovuto trovare i giusti vestiti e i giusti trucchi e le giuste acconciature per essere qualcuno.
Qualcuno che volevo essere, almeno.
Non voglio dire che se non ci si imbelletta non si è nessuno, lungi da me, voglio dire che, a parte rari casi, nella mia famiglia non ho mai avuto grandi esempi di gente che mi motivasse ed in qualche modo mi coccolasse con le parole. Non so, magari dicendo che sono bella e cose così.
Parlo per ipotesi, perché mia madre da una certa età in poi ha smesso di farlo con me, ma immagino che non tutte le madri siano così e che qualcuna lo dica ancora, alle figlie che ha, che sono belle.
La mia no.
Ad un certo punto della mia esistenza facevo tutto male o almeno questo è quello che filtravano le mie orecchie ed i miei occhi ed i miei sensi quando in famiglia venivo criticata per ogni scelta, dalla più stupida alla più importante.
Nell'età in cui le bambine giocano a travestirsi da grandi, io giocavo ad esserlo davvero. Grande, mica bambina. Magari.
Ad oggi, che di anni ne sono passati parecchi, ancora di tanto in tanto mi capita di sentire un "ma come ti sei truccata? E come ti sei vestita? E come ti sei fatta i capelli?", tutto questo condito con grandi consigli non richiesti che indicano l'opposto di come hai agito tu.
E quando le parole non arrivano, ci pensano gli sguardi di rammarico e delusione - non si sa dettata da cosa - a farti sentire pressoché una nullità. Circa.
Comunque: non sentendomi mai dire di essere bella (anzi), ho iniziato a cercare modi per esserlo e per farmelo dire. Per il fatto di crederci ancora mi sto attrezzando.
Ho trovato la mia dimensione, quello che mi fa guardare allo specchio in modo meno severo possibile: sono un giudice parecchio rompicoglioni.
Questo preambolo infinito per dire che, dormire con me, non è solo dormire.
Dormire con me è entrare dentro di me. Non proprio in senso letterale.
Con il passare degli anni, crescendo, ho capito che non si può essere sempre perfettamente vestite e truccate e acconciate e che ogni tanto capita di dover affrontare il mondo in modo disordinato.
E questo capita soprattutto quando si dorme.
Quando ci si strucca, quando ci si mette la prima magliettaccia che ti sta sei volte e quando ci si rotola talmente tanto nel letto che ci si sveglia con dei capelli alla Mufasa che ciao.
Per questo per me dormire con qualcuno è sempre stato Tutto.
Perché se dormi con me è automatico che io abbia abbassato le mie difese, tutte, e che non faccia difficoltà a farmi vedere da te senza la mega armatura che mi sono costruita e senza le impalcature che mi tengono in piedi ogni giorno.
Dormire è essere indifesi.
E Dio solo sa quanto vorrei sentirmi così adesso, abbastanza al sicuro con qualcuno da permettergli di invadere il mio spazio e permettere a me stessa di mostrarmi per ciò che sono. Dentro e fuori. E stavolta non parlavo di trucco. Non solo, almeno.
Quando mi sento sola provo a fare sempre qualcosa per me.
Non so, magari comprare qualcosa che mi valorizzi un pochino, oppure leggere un bel libro, ma la verità è che comunque non cambia poi molto.
La verità è che un anno fa, a quest'ora, mi preparavo per andare a cena nel ristorante che ormai era diventato il nostro ristorante. Un anno fa a quest'ora avevo una morsa allo stomaco che non mi lasciava in pace, ma allo stesso tempo mi scoppiava il cuore dalla gioia perché finalmente sapevo di essere sulla strada giusta.
Sapevo che, qualsiasi cosa fosse successa, per una volta, non stavo sbagliando e procedeva tutto esattamente come doveva procedere.
Questa mia mania di ricordare orari e date precise deriva solamente dal mio avere una memoria che fa paura. E dico che fa paura perché spesso vorrei invece non averne.
Vorrei svegliarmi ed essere qualcun altro, qualcuno con ricordi diversi, con sensazioni diverse.
Come la protagonista di 50 Volte Il Primo Bacio.
In questo preciso momento della mia vita pagherei oro per abbassare le mie difese a tal punto da fidarmi a dormire con qualcuno, con tutti gli strascichi che si porta dietro.
Allungare la mano nel letto e sentire di non essere soli è una delle sensazioni più appaganti nella storia del mondo.

Non ho mai fatto incubi mentre mi dormivi accanto, eri il mio amuleto contro i brutti sogni.
E da quando te ne sei andato nessuno è riuscito a farmi dormire davvero.

2 commenti:

  1. Dopo il tuo ultimo post “Got None”…devo essere onesto… sono andato a recuperare anche quelli vecchi..tra la curiosità e il piacere di poter leggere di nuovo tanta sincerità e verità nel raccontarsi. Sono sincere…l’ho fatto anche perchè anche io scrivo, spesso..non ho un blog ne faccio lo scrittore…ma mi appassiono e spesso scrivo e realizzo cortometraggi e credimi, trovare storie e racconti veramente reali non è facile, soprattutto quando descrivono sentimenti e sensazioni in modo così maturo, veritiero, senza censure o paura di essere giudicati. Quindi quando leggo o vedo qualcosa di nuovo, interessante, bello allora lo seguo. Non entro ovviamente nel merito di tutte le varie questioni che hai affrontato...non lo trovo giusto onestamente…sia perchè non ti conosco e sia perchè non sono mai stato abituato a giudicare nemmeno quelli che conosco benissimo…ma l’arrivo di questo tuo ultimo post di oggi mi ha dato il la per commentarti una seconda volta..e non avendo una mail e non potendo scriverti in DM su twitter..scrivo nuovamente qua. Intanto trovo strano non aver visto in tutti I tuoi post precedenti un seguito maggiore di persone che ha commentato o discusso con te..anche se come immagino…tu scriva non per avere un pubblico diciamo “pagante” ma per svuotarti di certe sensazioni in certi momenti…una sorta di catarsi; credo che oggi in molti possano rispecchiarsi in quello che scrivi, io stesso ho trovato dei passaggi di alcuni tuoi post molto vicini a mie esperienze e situazioni del passato. Comunque leggere tutti I tuoi post dal primo all’ultimo è stato come fare un bel viaggio nella realtà di oggi, nella vita com'è veramente in questi anni, tra sogni, aspettative, amori, amicizie..senza passare però attraverso quei luoghi comuni che invece hanno la pretesa di raccontarla quella realtà. Tu tralasci proprio il luogo comune. Te ne freghi dei giudizi e del pubblico ed è questa la cosa che ti fa onore. Sei come un bel film indipendente che non guarda al box office. C'è un piccolo cult della mia adolescenza che in italiano venne orrendamente intitolato "Giovani, carini e disoccupati"...ecco...e ora prometto che utilizzerò il titolo originale del film..i tuoi post sono come dei piccoli "Reality Bites". E l’ultimo tuo post di oggi credo ne sia l’esempio lampante. L’ho trovato struggente e delicato allo stesso tempo per come sei riuscita a descrivere una cosa così bella e intima in un modo così semplice, natural. Non sono un esperto di blog, probabilmente ci saranno quelli seguitissimi e quelli no, quelli utili e quelli no, quelli scritti benissimo e quelli no…il tuo ha veramente qualcosa di interessante sia perchè oggettivamente scrivi bene e sia perchè mentre sui vari social network, dove nessuno si conosce e nessuno parla veramente ci si descrive in mille modi e mille sfumature ma mai realmente, tu qui hai scelto la strada della sincerìtà quindi la strada più difficile e secondo me vincente. Ho notato che spesso ricorre nei tuoi pensieri e ragionamenti il concetto che la gente tende a dire di stare bene anche quando non lo è…per paura..non so..forse…ecco credo che sia quella la cosa interessante delle tue parole perchè la società di oggi arranca proprio per questo motivo…nega l’esistenza dei problemi. Augurandomi ovviamente di ritrovarti presto con dei post dove racconterai nuove prime volte e nuovi inizi…mi prenoto ufficialmente come lettore "aficionado" del tuo blog…quindi grazie di nuovo e buona serata!

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    1. Grazie Massimo, mi hai scritto davvero delle bellissime parole e spero di meritarmele tutte. Cerco di essere sempre più sincera possibile fregandomene del giudizio degli altri, anche se ovviamente a volte riesce meno facile. Ti ringrazio ancora, buona settimana a te!

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