domenica 1 maggio 2016

Io non mi meritavo un sacco di cose.

Tanto per cominciare non mi meritavo questo Maggio.
Maggio vuol dire tantissime cose, vuol dire che mancano due mesi al mio compleanno, anzi qualcosa meno; vuol dire che l'estate è quasi vicina, vuol dire che la sessione d'esami lo è ancora di più.
Maggio vuol dire che sono ormai quattro mesi di torture, di domande, di non risposte, di pianti in solitudine e di occhi stanchi di guardare tutto quello che ho intorno.
Maggio è solo Maggio per tante persone, per me ogni mese che passa ed ogni giorno che passa ed ogni ora che passa, è solo un riadattamento a questa realtà da cui vorrei scappare, ma che mi tiene incatenata come le migliori prigionie consigliano e, ogni tanto, l'acqua sale e la realtà si riempie, come una vasca, fino all'orlo, finché non posso più respirare e mi costringe e soffocare pur non soffocando. 

Non mi meritavo di essere fraintesa.
Non mi meritavo di essere messa in un angolo.
Ogni tanto mi sembra di regredire, di andare avanti senza mai andarci davvero.
Ho sempre avuto il terrore del tempo, del suo dilatarsi e del suo sfuggirci. Sempre.
Anni fa mi tatuai una clessidra, una roba elaborata, coloratissima, che fa solamente da cornice alla scritta "tempus fugit", inciso sulla pelle per ricordarlo sempre. Per guardarlo ogni volta.
Io al futuro ci penso spesso, anzi ci penso in continuazione; ho il terrore di sapere che fine farò, dove sarò fra soli due anni, su quale muro sbatterò la testa fra qualche decade.
Si aspetta sempre un futuro a caso, basta che sia roseo. Non importa come, quando, dove, con chi e nemmeno il perché, in fondo. 
Si aspetta e basta. Si aspetta sempre.
E secondo me non si finisce mai di aspettare perché il pensiero che esista un domani ci fa sempre credere che possa esistere qualcosa di meglio, quando invece probabilmente non è così.

Non mi meritavo di essere lasciata per un'altra, ad esempio.
Non me lo meritavo perché non lo sospettavo, non me lo meritavo perché non è giusto.
E soprattutto non me lo meritavo perché avevo già dato tutto e non ho ancora avuto la possibilità di riprendermi qualcosa indietro.
Quando ti mischi le ossa con qualcuno sarebbe sempre il caso di assicurarsi che, prima o poi, le tue tornino al tuo posto e le sue, al loro.
Credo molto nel karma o giustizia divina o boomerang lanciato che prima o poi ti torna sui denti, non so se faccio male, ma ci credo.
Ci credo perché devo sapere che qualcuno si sta occupando di rendere giustizia a chi è stato ferito senza motivo, perché chi sbaglia paga. O almeno dovrebbe.
Mi piace pensare che un giorno ogni tassello scomposto torni in ordine per chiarire un quadro ancora imperfetto, ma la realtà è che spesso e volentieri il male resta impunito. 
Non so perché accade, ma mi fa schifo.

Non mi merito nemmeno di essere lasciata ore ed ore ed ore ed ore ad aspettare.
O anche giornate intere.
Ad aspettare e basta.
Non mi merito che sia tutto poco chiaro, non mi merito di avere paura e non mi merito di esser presa per un sacco da boxe.
Non mi merito che la gente abbia paura di affezionarsi a me e non mi merito nemmeno di sentirmi inadatta e inappropriata e non abbastanza e stupida e tutto il resto.
Non me lo merito perché io riesco solo a dare, ahimè.

Io lo so che fuori fa tutto schifo, per questo quando si incontra qualcuno che fa sembrare le ore un po' più belle e un po' più leggere, si dovrebbe far di tutto per ancorarlo da qualche parte, vicino a noi e tenerlo sempre accanto.
Ché poi le cose vengono da sole e non c'è bisogno di far niente, anche se al principio questo può terrorizzare. Me per prima.
Qualche volta servirebbe solo quell'incavo fra il collo e la spalla, dove poggiare la testa e lasciare che tutto vada. Che poi chi se ne frega dove va, l'importante è che vada, in fondo.
Altre volte invece si avrebbe bisogno di un po' di normalità, un po' di quiete, un po' di refrigerio.
E adesso che arriva l'Estate non possiamo più permettercelo nemmeno per sbaglio.
Non mi meritavo di perdere anni preziosi appresso a qualcuno che di prezioso non aveva niente.
Non mi meritavo di avere iniziativa quando, dall'altra parte, non ce ne era nemmeno un po'.
Non mi meritavo di essere messa dopo tutto quanto il resto.
Non mi meritavo di fare fatica.

Non merito di essere stanca, non merito di essere disillusa e rancorosa.
Non merito questo senso di inadeguatezza perenne e questo terrore nel fare mezzo passo in più.
Non merito di dover tenere sempre tutto sotto controllo, quando vorrei solo andare a briglia sciolta.
Non me lo merito, 

eppure continua a succedere.

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