giovedì 28 gennaio 2016

Interminabile Gennaio.

A Roma c'è un Sole che fa quasi paura.
E' ancora Gennaio, questo mese sembra non passare più.
E' stato ed è il mese più lungo della mia vita e vorrei fosse un altro Gennaio, magari quello dell'anno scorso.
E' sconvolgente come le cose possano cambiare da un giorno all'altro.
Nel bene e nel male, ogni giorno sia diverso dal precedente.

Avevo imparato ad apprezzare anche quei giorni un po' così, perché nel dolore, avere qualcuno che ti cura e ti protegge, fa sempre bene.
Dicono che la vita sia una moltitudine di sfide, ma nessuna invalicabile. Dicono.
Lo scorso anno mi ha insegnato tante cose.
Prima fra tutte, forse, l'idea - non più così distante - di poter essere amata esattamente come gli altri.

E' difficile crederci adesso.
Da Lunedì ho avuto una ricaduta pazzesca, pensavo di sentirmi meglio, ma ho scoperto che invece no.
Non è proprio così.
Vorrei reagire in modo diverso e vorrei che funzionasse.
Qualche giorno fa mi sono tatuata, di nuovo. Erano tanti mesi che non lo facevo ed è stato strano a modo suo.

Dicono che nel male, nel dolore, nella disperazione, bisogna sempre trovare qualcosa di buono.
Quella fioca luce in fondo al tunnel che ci permette di aggrapparci ad una speranza, ad un bagliore che ci guiderà chissà dove, probabilmente in un posto migliore. O almeno così ci si augura.

Credo di essere cresciuta.
So cosa voglio dalla vita e credo di sapere come ottenerlo, terze parti permettendo. Ovviamente.
Ho passato tanti momenti bui, ho superato fasi che non credevo di poter superare e ad un certo punto sono arrivata qui. 
Ad Aprile dell'anno scorso mi sembrava di essere nel posto più bello del mondo. E forse lo ero davvero.

Oggi vedo tutto nero, sono tornata la Calimero di un tempo.
Mi hanno tolto ogni certezza e anche le conferme piano piano stanno svanendo tutte insieme.
Fino a Dicembre del 2014 mi ripetevo sempre "è un periodo, passerà". E' una consolazione del cazzo.
Certe cose non devono passare, non voglio che passino, ma inevitabilmente è l'unico percorso possibile.
Allora mi dicevo "sto faticando, arranco, inciampo, ma per un fine ben preciso".

Dovrò ricominciare da lì.
Anche se spero di non dover arrancare.
Anzi, spero che la convalescenza di queste ossa rotte mi porti a correre più di quanto facessi in passato.
Non voglio trascinarmi. Non voglio inciampare.
Voglio solo andare. Possibilmente lontano.

Non so esattamente quanto ci vorrà, magari non basterà una vita intera.
Magari sarà solo un palliativo, ma nonostante io mi senta abbastanza grande e abbastanza matura, alla fine, rimango solo una ragazza poco più che ventenne.
Però quanto pesano sti anni.
Sembrano secoli, sembrano intere ere geologiche che mi gravano sulle spalle.

La mattina mi sveglio pensierosa.
La notte, spesso, non dormo.
Mi sento persa e a volte l'unica cosa che riesco a fare è cercare spasmodicamente un contatto, qualsiasi esso sia. Non va bene, lo so.
Ma cos'altro posso fare, ora?

Sto superando un sacco di esami, me ne mancano ancora quattro per completare la sessione e vorrei davvero che i risultati siano buoni quanto gli altri.
Voglio arrivare a metà Febbraio asciugandomi il sudore sulla fronte e dire "cazzo, ce l'ho fatta davvero".
Questo sarebbe un bel traguardo.
Anche se è difficile superare gli esami senza avere nessuno che voglia festeggiarne con te l'esito.

Venerdì scorso, uscita dall'aula con un bel 27 sul libretto, ho mandato un messaggio a mia mamma e uno a mio papà. Poi ho informato la mia collega di Università, quella con la quale avevo studiato.
Mi sono fatta quattro risate.
Mi sono sentita un po' più libera e con un esame in meno da superare.
Poi ho guardato il telefono con gli occhi gonfi di lacrime, l'ho stretto in mano e l'unica cosa che volevo fare era avvertire la sola persona che avrebbe apprezzato davvero i miei risultati.

A Settembre, presa dallo sconforto, ero ad un passo dal lasciare tutto.
Trovarmi il primo lavoro possibile e continuare così.
Ma avevo accanto una persona che mi ha detto che no, non era così che doveva andare.
Che io sono brava, che sono intelligente, che ho iniziato e che devo finire.
Mi misi a piangere, quella sera. Perché nessuno aveva mai creduto tanto in me, nemmeno i miei genitori.

Ad Ottobre ho ricominciato a frequentare le lezioni, stando fino alle otto di sera in facoltà.
Ed ogni volta, ogni singola volta, ogni martedì ed ogni mercoledì, tornata a casa ero fiera di me.
E sentivo di aver fatto qualcosa. Per tutti e due.
Lo so che il nostro successo è importante per noi stessi e basta, ma sapere che da qualche parte c'è qualcuno che sa che stai facendo il tuo lavoro e che puoi tranquillamente superare ogni sfida, è una sensazione che non ha pari.

Ieri ho riflettuto sui pro ed i contro dell'anno passato.
So perfettamente quali sono le cose che non voglio più accettare.
Questo mi rende più forte e con una maggiore consapevolezza di ciò che posso, devo e voglio chiedere.
L'Amore esiste, ahimè, è una grossa scoperta visto che ci ho sempre creduto poco.
Esiste. Anche se è difficile da trovare, da provare, da accettare.
E ci mette un sacco di tempo per arrivare.

Come dicevo in qualche vecchio post, l'Amore ha tante forme.
Tanti spazi in cui si dilaga.
Forse tanti stadi.
Ogni Amore è diverso.
Ma io accetto ogni sfumatura, perché vivere senza Amore e senza la prospettiva dell'Amore fa schifo. Fa schifo sul serio.

Hai lasciato il tuo accendino nella mia macchina, accanto al volante.
Voglio che resti lì, per ricordarmi che hai avuto un posto in ogni cosa, in ogni angolo.
Perché l'Amore è questo. Anche se finisce.


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