martedì 22 marzo 2016

Take me out tonight, because I want to see people and I want to see Life.

Non so nemmeno da dove cominciare.
Da giorni sembra ci sia un'energia particolare che mi porta a rivivere ogni singolo ricordo, di ogni singolo giorno, senza un motivo apparente.
Ma io non voglio ricordare e cerco di distogliere così tanto il pensiero che mi fa male la testa e mi sale la febbre.

Già da un paio di notti ho ricominciato ad addormentarmi piangendo, senza accorgermene.
Sono lì che fisso il soffitto, con la testa vuota e libera da ogni pensiero e gli occhi iniziano a gonfiarsi di lacrime, allora li chiudo in fretta e cerco di non guardare più niente e spero di addormentarmi in pochi secondi.

Non riesco più a spegnere la luce durante la notte.
Mi sveglio sempre con la luce accesa e mi sento una bambina di cinque anni che ha paura dei mostri sotto al letto. 
Invece di anni ne ho ventitré e ho paura dei mostri che stanno fuori, dal letto.

Da tempo la gente intorno a me ha cominciato a parlare dell'Irlanda, di Dublino.
Vengono a chiedermi consigli su come spostarsi una volta arrivati, dove dormire, dove mangiare, dove fare un sacco di cose. Ed io non capisco, perché adesso? Perché a me?
In Irlanda ho lasciato un sacco di cose, la speranza prima fra tutte. E mi sa che quella non torna più.
Tu in Irlanda, nella nostra casa perfetta, nel quartiere perfetto, hai lasciato la maglietta di una squadra a caso. Quella verde che mi piaceva un sacco.
Ma la maglietta la ricompri. La speranza no.

Ogni tanto, la mattina, allungo il braccio nel letto e rimango sempre sorpresa ricordandomi che ho passato l'ennesima notte in solitudine.
E mi sento così stupida anche solo per esserne rimasta sorpresa, ancora una volta.
E' tutto un susseguirsi di eventi strani e senza senso.
Spero con il tempo di perdonare tutto il dolore che mi è stato inflitto.
Per dare lo smacco morale a chi ha pensato bene di poter abusare del mio tempo e della mia persona; e anche per dare uno smacco morale a me stessa.
Guardarmi allo specchio e dire "ehi, visto? Ci sono cose che non fanno più male."

Una cosa non te la perdonerò mai: avermi dato l'illusione che le cose possano cambiare. In meglio.
La vita si può affrontare in tanti modi e a me piace avere l'idea che le cose belle possano accadere, prima o poi. E' come un faro nella notte, questo pensiero.
Come un qualcosa che è proprio dietro l'angolo, solo bisogna trovare l'angolo giusto.
Ma prima di spogliarmi dell'armatura che con tanta fatica mi ero costruita, avrei voluto sapere fino a che punto avrei potuto farlo.

Lo so, non ci sono garanzie. Mai.
Scherzavo e ti dicevo che ormai avevi perso lo scontrino e non potevi più cambiarmi e tu ridevi e dicevi che tanto non avresti voluto farlo. E poi l'hai fatto.
Mi sento quasi come la mia povera Fiesta blu, che dopo anni di onoratissima carriera, è stata rottamata e rimpiazzata da una Suzukina piccola e nera. 
Ma io nella nuova macchina ho portato un sacco di cose che erano in quella vecchia.

Il volante peloso, ad esempio.
Che fa schifo a tutti, ma è un ricordo anche quello.
Favilla, il pony giallo con le alucce.
Che nessuno capisce il perché stia lì, ma io sì e va bene così.
E tante altre cose che sembrano inutili, ma sono pezzi indispensabili di un puzzle che mi riguarda.

Chissà se anche tu, in quel nuovo cuore, hai portato qualcosa del mio.
Alda Merini scrisse "Quelle come me" e non so se avesse previsto che, a distanza di tanti anni, quelle sue righe mi avrebbero fatta piangere come una fontana, sempre.
Ci sono persone che parlano per gli altri. Ed io vorrei essere così.

"Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto."

Nulla è per caso. Mai.
Sono sempre stata dell'idea che le cose siano scritte, che le persone nel mondo si cerchino.
La nonna di una mia amica diceva sempre che ogni privazione è in realtà una nuova occasione.
Sarà, ma io devo ancora capirla bene sta cosa qui.

Ci sono parole che ti arrivano nel petto come una scarica di proiettili gelidi.
Spero che le mie, a loro tempo, siano state esattamente così.

Qui andiamo sempre di corsa, sempre.
Io invece vorrei mettere in pausa tutto.
Estraniarmi per un po', guardare il mondo dall'esterno.
Fermarmi. Osservare. Respirare. 
E poi ricominciare, ma con calma.

E' tutto così veloce che non si fa in tempo a tirare un sospiro di sollievo che subito bisogna stringere i denti per la prossima batosta.
Ho incassato così tanti colpi che adesso alcuni non li sento più e mi dico che è normale.
Questa è la cosa peggiore.
Dirsi che è tutto normale.

A volte mi capita che le persone mi trattino male, probabilmente nemmeno se ne accorgono.
Ma quello che penso è che è normale.
Che è così che gira il mondo.
Che siamo qui per combattere.

Ma chi l'ha detto?
Ma perché dovremmo passare la vita a difenderci?
Io vorrei avere una mamma orsa che mi difende a costo della vita. Ogni tanto ne ho bisogno anche io.
E invece bisogna dormire con un coltello sotto al cuscino, tutte le notti.
Perché sia mai ci si lasci andare un po', sia mai.

La gente ha sempre così tanta paura.
Anche io ne ho, ma ho più paura di restare ferma.
Di perdere occasioni.
Di guardare da fuori quello che potrei vivere facendo un misero passo in avanti.

Non concepisco questa affannosa corsa verso l'intercambiabilità delle persone.
Come fossimo figurine.
Celo, celo, manca, celo.
Io non ho voglia di collezionare cuori, come diceva Califano.
Anche perché, come diceva sempre lui, i ricordi rimangono là.
Anzi, questo supermercato dell'esistenza mi ha stancato diverso tempo fa.

Siamo in Primavera.
Questa cosa mi agita.
Manca poco all'Estate e so già che quest'estate piangerò.
Ci sono tante cose che non tornano e vorrei pareggiare i conti prima di aprirne di nuovi.

E' tutto impilato su se stesso e si regge grazie ad un equilibrio così precario che se mi respiri accanto crollo senza nemmeno accorgermene.
Vorrei girare con un cartello appeso al collo con scritto "Guasto", come si fa con gli ascensori o i bagni fuori servizio.
Ché magari a qualcuno viene voglia di metterci le mani e mi regala qualche ingranaggio nuovo.

Così magari torno nuova anche io.

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