Matteo stamattina ha scelto di morire.
Così, senza pensarci o forse pensandoci troppo.
Prima il fuggi fuggi di notizie, messaggi e chiamate di chi voleva sapere cosa fosse successo e poi l’amara realtà.
Matteo se ne è andato volontariamente.
Non è stato un incidente.
Non è stato un caso.
Oggi Matteo ha deciso che non doveva esserci più.
Su whatsapp il suo stato dice “Sarò irreperibile per tre settimane, o forse di più”.
E nessuno ha capito, forse perché nessuno voleva capire. O forse perché non c’è mai tempo per gli altri.
Di Matteo rimangono i capelli rossi e i tatuaggi stinti, le battute con la birra in mano e i racconti sull’Irlanda.
Oggi Matteo è sul giornale. Su quella pagina scrivono che si è impiccato perché a causa del covid non lavorava più.
E sulla quella stessa pagina la gente scrive che non è possibile, perché non ci si impicca per “così poco”.
Io non lo so per cosa ci si impicca, ma so che non dovrebbe succedere a un ragazzo poco più che trentenne.
Di Matteo rimane che rimaniamo noi.
Sperando di potergli rendere giustizia ogni volta che lo ricorderemo, anche se adesso le parole non ci sono e non le troviamo.
Ma un giorno chissà...
Eppure gli alberi sono in fiore, Mattè.
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