giovedì 1 ottobre 2015

Sono quasi le sei.

Sono quasi le sei e fuori c'è un tempo strano.
Stamattina avevo freddo, poi uscendo ho avuto caldo e ora ho di nuovo freddo.
Ottobre è arrivato col botto, quest'anno.
Mi piace. Va bene così.
Questo tempo è quel tempo in cui si ricominciano le cose. O almeno così dovrebbe essere.
Il tempo giusto per impegnarsi. O almeno così dovrebbe essere.
Sono così confusa.
In questo periodo mi fermo a pensare e mi sento in colpa perché non sto facendo niente di utile.
Vorrei chiedere aiuto, o meglio, vorrei che qualcuno mi aiutasse senza che ci sia bisogno di dirlo.
Che capisca solo guardandomi.
Come ogni anno ho deciso che si cambia registro, che bisogna stringere i denti e fare qualcosa.
Qualsiasi cosa, ma farla.
Per ogni pensiero positivo e motivazionale, ne arrivano almeno altri dieci pieni di ansia e angoscia e dolore e tutto quello che ti prende e con forza ti rimette a sedere. Senza fare nulla.
La gente si aspetta sempre qualcosa.
E con l'arrivo di una persona speciale, adesso, sento di averne aggiunta un'altra da deludere.
Un'altra che su di me punta qualcosa e ci crede per davvero, ma da cui forse riuscirò solo a farmi compatire.
E' arrivato il freddo. Intendo quel freddo che anche se ti copri non cambia niente.
E non ho vestiti adatti. Niente mi scalda. O quasi.
Fra due mesi parto, me ne vado in Irlanda. Non per sempre, anzi direi proprio per poco.
Troppo poco.
Ma ci vado. E ci vado con il cuore sereno.
Vorrei che il giorno della partenza fosse domani. Anzi oggi. Anzi adesso.
Aspettare non mi piace.
Questo viaggio è un traguardo e un'esperienza nuova, perché non me ne ero mai andata con la voglia di rimanere in un determinato posto con una determinata persona.
So già che sarà così e so già che quando sarò tornata probabilmente starò malissimo.
Qualcuno mi ha detto che avere una persona da amare è una cosa immensa.
Quanto è vero.
Il mio cruccio più grande è quello di non riuscire a dimostrare QUANTO amore ci sia in questo corpo, in questo metro e settanta, in questi capelli neri - tinti - ahimè, in queste unghie rosse, in queste labbra maciullate, in questi occhi.
Una persona una volta mi disse che non sarò mai un individuo qualunque, io.
Perché anche fra mille persone, se mi si guardasse negli occhi, sarebbe impossibile non riconoscermi.
Me lo disse in modo proprio naturale e sincero ed io ogni tanto ci penso e non so se riderne o vantarmene.
Riderne sì, come risultato di tutta la gente che ha sempre straparlato e alla fine non mi ha lasciato niente.
Di cose belle, nella vita, me ne hanno dette poche. Belle davvero, dico.
E me le ricordo tutte, ma non so mai quanto fossero vere.
Mi guardo allo specchio e il più delle volte vedo qualcosa che non sembra appartenermi.
Sono quasi le sei e dovrei prepararmi.
Ma sono pigra. Pigra perché ho una tristezza dentro che mi pare ingiustificata, ma sta lì e non schioda.
L'altro giorno guardavo un telefilm che non seguo particolarmente.
L'avevo messo come sottofondo mentre pensavo ad altro, come sempre.
Insomma, la protagonista neosposina, guarda il marito che sta rimettendo a posto la casa appena comprata e in totale stato di disastro e dice, lei: è difficile abituarsi.
Lui la guarda, come ti guardano gli uomini quando non ti seguono e dice: a cosa?
"Ad essere amati così tanto."

Nessun commento:

Posta un commento