sabato 21 settembre 2019

21.09.19. 20:15

Per tutte le volte che ho visto qualcosa e ti ho pensato.
Per tutte le volte che non c'eri.
Per tutte quelle in cui avrei voluto insultarti, ma poi non l'ho fatto.

Per le volte in cui avrei voluto gridarti in faccia e poi dimostrarti che non era vero niente.
Per ogni volta che avrei voluto abbracciarti.
Per ogni volta in cui non ho potuto.

Per quando ti ho pregato di non farlo, ma poi l'hai fatto.
Per quando ti ho detto "Dimmi tutto quello che non mi hai mai voluto dire". Ma non era abbastanza.

Per ogni giorno in cui ti ho pensato.
Per ogni giorno in cui ti ho odiato.
Per ogni giorno in cui ho parlato di te.
Per ogni giorno in cui ho pianto.
Per ogni giorno in cui ho sperato.
Per ogni giorno in cui senza di te non ce la facevo.

Per le sere in cui faceva freddo. 
E per quelle in cui faceva caldo.
Per i compleanni mancati.
Per i regali immaginari.
Per le parole che ti avrei dedicato.
Per i viaggi che non abbiamo fatto.

Per ogni cosa che ha ritrovato il suo posto.
Per tutti gli aerei presi senza di te.
Per i panorami che non hai visto.
Per i risvegli che ti sei perso.
Per i sogni che mi hai rubato.

Per le parole che non hai detto quando era il momento giusto.
Per le ore nel traffico.
Per Roma in Novembre.
Per Roma a Settembre.
Per i concerti a cui non sei venuto.

Per le risate che avrei voluto farti sentire.
Per gli occhi che avrei voluto farti vedere.
Per quello che mi manca.
Per quello che manca a te.

Per le lettere che volevo darti.
Per quelle che ho tenuto per me.
Per i successi che avrei condiviso.
Per quelli a cui avrei brindato.

Per la vita che va avanti.
Per quella che resta dov'è.
Per quella che deve ancora arrivare.

Per tutte le volte che ti ho detto "Sono qui" e per tutte quelle in cui lì ci stavo veramente.
Per le volte che mi hai detto "Scendi" e a me sembrava solo di salire.

Per quello che non leggerai mai.
Per quello che non ti ho detto.
Per ciò che ancora non ti dico.

Per l'Irlanda.
Per il vento.
Per il caldo.
Per Trastevere.

Per quello che c'era.
Per quello che c'è.

Per te.

lunedì 9 settembre 2019

Il mondo di spalle.

Mi sento invincibile e a pezzi.
Forse sono piena di pezzi invincibili che ormai non coincidono più fra loro e creano un puzzle che non si ricompone più; il classico a cui mancano delle tessere, quello bellissimo, dai colori meravigliosi che finisce nel fondo di una scatola che a sua volta è sul fondo di un armadio che si trova in fondo ad una cantina buia. Perché manca un pezzo o forse più di uno e quindi non è possibile rimetterlo insieme. Così si usura e perde valore, perde colore, perde altri pezzi e diventa polvere.
In fondo ad una cantina buia, sul fondo di un armadio, nel fondo di una scatola.
Tutti quei pezzi, piccoli e grandi pezzi. Lasciati lì, soli.
Invincibili, ma soli.
Per tutta la vita ho cercato stralci di qualcosa che potesse colmare i miei vuoti.
A volte li ho creati, altre - più spesso - non li ho trovati. E i buchi sono rimasti buchi. Solchi nei quali non arriva niente, non si ferma niente. 

Se penso a te mi accorgo di aver sempre cercato di essere diversa, di assomigliare a qualcun altro.
Guardavo le ragazze per strada e dicevo "Lei sarebbe perfetta" e mi rammaricavo del fatto di non essere nemmeno lontanamente simile. 
Volevo essere un'altra, per renderti felice. Ci ho provato in tutti i modi e non so se ci sono mai davvero riuscita, questo forse un giorno me lo dirai tu.
Poi ho cercato di essere Me. Una nuova Me, una che non aspetta di piacerti, ma nemmeno si piace. In fondo.
Sempre in fondo.
Sul fondo si trovano tutte le risposte.
Perché quando torni a casa c'è un attimo, un solo secondo che sembra un'eternità, sembra una lama piantata nella gola, quell'attimo ti serve per capire chi sei quel giorno, quella sera, quella notte. E non sei quasi mai chi vorresti essere, in fondo.

Quante volte hai guardato lo specchio e ci hai visto dentro tutte le mani che ti si sono posate addosso?
Quante volte negli occhi hai rivisto quelli di qualcun altro? E quante altre volte ancora guardandoti nei tuoi hai provato ad immaginare cosa avessero visto gli altri? E' tutto lì.
Tutto nella paura di quello che gli altri hanno visto di te.
C'è chi ha visto troppo e c'è chi non ha visto abbastanza.
Io ero pronta a farti vedere tutto, ma la paura mi mangiava da dentro.
E sapevo non avresti capito. 
In fondo.
Per questo volevo essere perfetta, ma in realtà non lo ero nemmeno un po'.
Ho provato a darti quello che mi era mancato.
Forse ti resta ancora qualcosa, ma a me no. 

Nemmeno in fondo.