domenica 11 ottobre 2015

Diagnosi.

Essere depressi fa schifo.
E non parlo di avere il musino moggio perché non si è passato l'esame che ci ha tenuti incollati ai libri per otto mesi, non parlo di quello.
Non parlo nemmeno di quando muore il nostro personaggio preferito in una serie TV.
E men che meno parlo di quando avevamo organizzato una gita fuori porta e fuori c'è la seconda parte del diluvio universale.

Parlo di quando un giorno ti svegli e pensi sarà una giornata come le altre, "normale".
Invece ti ritrovi nello studio di uno che ha passato più di dieci anni della sua vita a studiare la mente umana e le sue stranezze.
Fai dei test, come a scuola.
Ogni tanto dici qualcosa. Ma se non parli è pure peggio.
Dopo un po' c'è silenzio, allora lui si gira verso tua madre e dice "Signora, come dirlo, sua figlia è depressa. Clinicamente depressa."

Il che, vedete, è un problema perché hai sempre pensato ci fosse qualcosa che non andava, ma non sapevi avesse un nome.
Quando si è adolescenti si è tristi ed arrabbiati per tutto.
Non ricordo un solo giorno della mia adolescenza passato senza prendermi un'incazzatura.
Quindi inizi a prendere coscienza di avere un problema.
E mica un problema stupido. Un problema vero.
Un problema che però, nella società, non ti giustifica sotto nessun punto di vista.

Ebbene la depressione non è riconosciuta come vera e propria malattia, ma lo è.
Lo è tanto quanto la febbre, tanto quanto la polmonite, lo è tanto quanto il cancro.
Ecco, la depressione è un cancro che non si manifesta.
Semplicemente un giorno ti svegli e non hai voglia.
Non hai voglia di niente.

A me è successo così. Un giorno che non ricordo mi sono svegliata e non ero più una bambina, anche se in fondo lo ero. Mi sono svegliata e intorno non avevo colori.
Sarà pure per questo che con il passare del tempo ho eliminato i colori da ogni cosa mi riguardasse.
Vestiti, mobili, accessori.
Non voglio dire che sia una conseguenza, ma al tempo mi andava di affrontarla così.
Diventare incolore per sentirmi parte del mondo che avevo intorno.
Un mondo di merda eh, ma una volta che uno ci si trova che deve fare. Ormai...

Credo che con il tempo sia peggiorata, la mia condizione.
Questo male incredibile che è la depressione cronica, fa in modo tale che un giorno ti svegli e sei in forma, ti senti bene, nessuno può farti male. Ed il giorno dopo, invece, speri di aprire gli occhi più tardi possibile, che la giornata passi in fretta per tornare sotto le pezze al sicuro.
Già.

Nei giorno in cui stavo bene, prima, ricordo che il mio essere "spensierata" e sentirmi un po' meno vicina a quella condizione di tristezza incessante, fosse dovuto all'essere più che altro arrabbiata.
Mi faceva stare meglio trattare male le persone.
L'errore più grande che si può fare è pensare che nessuno ti possa capire. Che poi forse è così, ma non bisogna pensarlo perché inevitabilmente si finisce con la faccia al muro. Da soli.
Ogni volta che pensi che nessuno è come te, nessuno può aiutarti e nessuno può capirti, ti allontani un po' dal resto del mondo, quello reale.
E più ti senti solo, più cerchi di stare solo.

E' un meccanismo strano. 
Al momento c'è solo una persona che anche quando "non mi va", mi fa venire voglia di scuotermi, darmi una mossa, uscire, fare cose, godermi questo straccio di vita.
La depressione fa sì che ogni minima cosa, ogni piccolo pensiero diventi un enorme gigantesco problema, un macigno pesantissimo, un ostacolo invalicabile.

Fa schifo, dico sul serio.
Certe volte mi sembra di essere posseduta da qualcosa o qualcuno molto più forte di me.
Non appena vedo uno spiraglio, questo qualcuno mi riporta giù in basso.
Nel buio di certi inferi mentali da far rabbrividire Dario Argento.
Probabilmente c'è un modo di uscirne. Ma forse è come quei mali che ogni tanto tornano a farsi sentire.
Quando guardo la mia situazione da fuori, da persona lucida, mi rendo conto di avere una paura atroce.
Una paura che mi attanaglia, perché non voglio vivere la mia vita così.
Non voglio passare le mie giornate a letto.
Stamattina non volevo, poi un attacco all'improvviso, due lacrime e le coperte tutte intorno per ripararmi dall'esterno.

Non voglio che sia così.
Il mio terrore è non riuscire a uscirne, non trovare il modo per vivere la vita normale di una persona pressoché normale.
Mi sono tirata fuori da certi ambienti malsani solo con la forza delle mie braccia.
Mi sono costruita una corazza attorno da far impallidire le guardie carcerarie medioevali.
Ho fatto tutto quello che era in mio potere e non posso essere ancora a questo punto.
Non posso.

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