domenica 1 novembre 2015

Novembre.

Vi siete mai spogliati davanti a qualcuno?
E non intendo dei vostri vestiti.
Dico se avete mai aperto i rubinetti dei vostri occhi e vomitato tutte le vostre paure ed insicurezze.
Io sì.
Non pensavo potesse accadere in questa vita, sinceramente. Eppure è successo.

Io credo che sia necessario essere riservati, sempre.
O meglio, concedersi di esagerare, con chiunque si voglia, tenendo sempre quel dettaglio, quella situazione, quel ricordo in particolare gelosamente custodito da qualche parte lontana da occhi ed orecchie indiscrete.
Ci sono paure che vanno conservate in attesa di qualcuno che sia disposto a prendersele e farle sue.
Stessa cosa per le insicurezze.

Secondo me, quando si è in due, in ogni rapporto possibile umanamente.
Che sia un'amicizia o un amore travolgente, ma in fin dei conti anche una scappatella, nel momento in cui confessiamo o ci vengono confessate delle paure, l'unica cosa che possiamo fare - o che forse ci viene da fare - è farle nostre esattamente come se lo fossero.
In poche parole la mia paura dell'abbandono diviene la sua paura dell'abbandono.
E la sua insicurezza nel confessare sentimenti profondi, diventa la mia insicurezza nel confessare sentimenti profondi.

Solo facendo nostre le insicurezze dell'altro o cedendo i nostri mostri mentali possiamo capirci, in questa vita.
Ma io ho aspettato tanto e ho deciso che l'avrei fatto solo se ne fosse valsa la pena.
Non lo so, è come se fosse stato organizzato un lungo percorso che convergesse azioni, ricordi e tormenti, tanti, in un unico istante; ed una volta superato quell'istante, chi ne avrebbe fatto parte sarebbe rimasto legato, ancorato a quel momento e a quel percorso e a quella persona, ovviamente.

Un anno fa a quest'ora mi preparavo mentalmente per affrontare un viaggio piacevole.
Lontana da tutto e quasi tutti.
L'idea di viaggiare, partire, lasciare le cose al loro posto, mi è sempre piaciuta.
Ma allo stesso tempo mi intimorisce.
Ho sempre avuto l'idea che assentandomi anche per una sola settimana, il mondo così come lo ricordo, crolli inesorabilmente e ad attendermi ci possano essere solo i cocci di quello che avevo in precedenza.
Con il passare del tempo ho capito che il mondo non crolla senza di me, perché fondamentalmente non sono io a reggerlo. Crollerebbe lo stesso o non crollerebbe mai.

Allontanarsi dalle persone o dai luoghi è doloroso tanto quanto benefico. A volte.
Novembre è da sempre il mio periodo preferito. E da quasi undici mesi ogni giorno, ogni stagione ed ogni momento dell'anno, hanno per me un significato maggiore, più elevato.
Ogni cosa è ricollegata a qualcosa di più grande.

Questa fase dell'anno suggerisce che sta ricominciando tutto.
Ci si avvicina a Natale, ahimè. E quindi, peggio ancora, all'anno nuovo.
Vivo da sempre il mio tormento più grande: la voglia di andare avanti per scoprire cosa c'è e l'angoscia di non volerlo sapere.
Ma forse, come le altre, è una paura che va accantonata.
Perché ogni tanto e solo ogni tanto, ma speriamo per moltissimo tempo, spogliarti davanti a qualcuno delle tue paure e delle tue insicurezze, vuol dire non essere soli ad affrontare un problema.
E, che ci piaccia o no, oltre ad essere bellissimo, si fa anche meno fatica.

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