mercoledì 23 settembre 2015

Normalità ed altre cose strane.

L'altro giorno, mentre guardavo la TV, mi sono voltata e accanto a me c'eri tu.
Ho girato la testa verso di te e ho visto che mi guardavi.
Mi sono coperta la faccia con un cuscino e ho detto con voce stridula "Che c'èèèè?!".
Tu hai sorriso, hai detto "Niente." con la calma che ti contraddistingue, ci siamo stretti ancora di più e abbiamo continuato a guardare la televisione.

Ecco.
Questi sono i momenti che mi tolgono il fiato.
Niente di trascendentale.
Niente di fatiscente.
Niente che sia di plastica.
La normalità, quella mi lascia senza fiato.

La normalità di stare buttati su un divano, dopo aver mangiato qualcosa di non elaborato.
La normalità di guardare un film idiota o qualsiasi altro film.
La normalità di avere addosso qualsiasi cosa, anche una maglietta di quattro anni fa, sbrindellata e improponibile.
La normalità di appoggiarsi uno addosso all'altro e lasciarsi un po' andare.

La normalità, di fatto, mi lascia basita. Se esiste una definizione di essere basiti in senso positivo.
Ogni cosa "normale", ogni minuscolo frammento, ogni attimo vissuto facendo qualcosa che è simile al non fare niente. Questo è ciò che mi gonfia il cuore e riempie gli occhi di lacrime.

Nella vita i grandi gesti, le dichiarazioni plateali, i sentimenti esposti agli sguardi di tutti sono solo momenti passeggeri. Bellissimi, per carità, ma passeggeri.
Ci si dichiara amore eterno ed il secondo dopo si ordina cinese per non sbattersi a cucinare.
E' giusto anche quello.
Ma la cosa che mi lascia davvero sorpresa e alla quale, probabilmente, non mi abituerò mai, è la normalità.
La quotidianità.
L'esserci indipendentemente dagli avvenimenti esterni.
Rifugiarsi in se stessi e nell'altro per non far passare il tempo.

Adesso che ci penso mi chiedo come sia possibile essere vittime dell'abitudine.
La normalità mi fa ubriacare.
La consapevolezza di prendere il telefono e avere un solo numero da chiamare, sapendo che non importa come, dove, quando, la persona dall'altra parte risponde.
E se non risponde in quel momento, comunque lo farà.
La certezza di mettersi in macchina e guidare fino ad una meta ben precisa, sapendo che dall'altra parte della strada qualcuno ti sta facendo spazio, in casa, nel letto, fra le sue braccia. Ovunque.

Quindi sì, stare in platea mi piace. Osservare da spettatrice un grande momento e farlo mio.
Ma a volte trovo più bello vivere l'evento dal divano di casa, mentre ce l'hai accanto. Il momento.

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