domenica 19 luglio 2015

Solitudine 1.0

E' domenica, di nuovo.
E fa caldo, di nuovo.

Da sempre è noto che sono una persona impaziente.
Mia madre me lo ripete sempre, ma evidentemente non sa quanta pazienza sono in grado di avere.
E quanto sono in grado di sopportare.
Sono impaziente, principalmente, perché non trovo pace.

Pensavo di averla trovata, e forse in parte è pure vero.
Ma non quella pace che distende.
Non quella che ti fa svegliare sereno la mattina e addormentare meno angosciato di sera.
No, non quella.
Quella non ce l'ho.

Un'altra cosa che diceva mia madre era che non avrei mai trovato un uomo, con questo carattere.
Ed io mi dannavo l'anima perché l'uomo non lo trovavo davvero, ma allo stesso tempo non capivo a quale carattere così pessimo si riferisse.
Io, che chiedo scusa anche se respiro.
Ma adesso le cose un po' sono cambiate e questo non me lo ripete più.
Gli abbiamo dato uno smacco morale.
Io, lui e chi mi ha fatto la grazia di metterlo sul mio cammino.

A proposito di questo mi viene da vomitare ogni volta che mi guardo allo specchio.
Perché una cosa che dice(va) sempre mia madre è che "un bravo ragazzo non mi avrebbe mai guardata con tutti questi tatuaggi addosso e queste forme un - po' - troppo - rotonde" (?)
Perciò adesso vivo in questo limbo secondo il quale, da un lato mi viene voglia di dare un calcio in culo a lei, ai pregiudizi, "ai bravi ragazzi" e anche a me.
E dall'altro lato invece mi viene voglia di piangere e chiedermi se sia vero.
Lui mi ha voluta lo stesso, anche con i tatuaggi, anche con i fianchi in carne e le maniglie dell'amore e dell'odio, ma mia madre è riuscita ad insinuare questo dubbio osceno secondo il quale tutto ciò che gira intorno alle persone che frequento, possa in qualche modo, non vedermi di buon occhio per le ragioni di cui sopra.
Vivo nel terrore che i Suoi genitori gli dicano che non vado bene per lui o nell'ansia che i Suoi amici possano pensare lo stesso.
E tutto perché chi mi ha messa al mondo gioca sulle mie debolezze.
Non so bene perché, in effetti.

Mia madre dice che non sto mai calma.
La stessa che ha frequenti attacchi di nervosismo.
La stessa che inizia ad urlare ancora prima che ti svegli.
La stessa che il primo Gennaio di tre anni fa mi ha svegliato per rinfacciarmi cosa di dieci anni prima.
D i e c i.

Per questo ogni singola volta, ogni singolo rifiuto per me sono dieci rifiuti insieme.
Perché chi mi rifiuta, mi rifiuta due volte.
E' come un enorme tabellone.
Dentro ci siamo io e mia madre che giochiamo e il segnapunti è in continuo aumento o calo.
Inutile dire chi sta perdendo.

Adesso io ho delle priorità.
In ventitré anni sono riuscita a capire cosa voglio e focalizzare ciò che non voglio, per cercare di evitarlo.
Ma nonostante questo ogni giorno passato lontano da chi amo è il corrispettivo di un abbandono.
Come se la persona in questione stesse mettendo qualcos'altro prima di me.
So bene che non è così.
Sono sensazioni. Distruttive, ma sempre sensazioni.

La domenica con l'assenza di cose da fare l'ho sempre vissuta male, sono ventiquattro ore da passare pregando ogni singolo minuto,
Stringendo i denti per arrivare alla fine.
Anni fa lavoravo in un ufficio stampa. Il lunedì era, come per tutti i lavoratori, qualcosa di pessimo.
Un mostro nero alle porte della nostra libertà.
Ma allo stesso tempo era una ragione per cui uscire di casa e lasciarsi tutto alle spalle.
Almeno per un po'.

Oggi mi sento come un cucciolo abbandonato e legato sulla Salerno - Reggio Calabria,


Con la ciotola dell'acqua ad un metro. Senza poterla avere.

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