martedì 28 aprile 2015

Ritrovarsi a pregare di non lasciarsi andare.

Passo metà delle mie giornate in macchina, nel traffico.
Con lo stesso cd in loop, ancora e ancora. Finché la musica non la sento più.
Mi immagino le vite della gente incolonnata nella stessa marmellata di traffico che mi avvolge e di cui faccio parte. Li vedo assorti, quasi come me.
Ho sempre guardato gli altri e immaginato le loro vite, i loro successi ed i loro fallimenti.
I loro amori. I loro figli. Le loro mogli ed i loro mariti.
Anche i loro lavori.
Chissà se a questo gioco partecipano anche loro.
Magari mi vedono e ci pensano. Alla mia vita, ai miei successi, ai miei fallimenti.
Ai miei amori. Ai miei figli (?) e via dicendo.

Quando non senti più la musica vuol dire che ti hanno sfiancato.
Stancato.
Ed è esattamente così che mi sento.
Quel rumore mi serve ad occupare vuoti, spazi. A colmare silenzi che mi devastano.
Poi ogni tanto cambio marcia e avanzo con la macchina di un pezzetto.
E mi piacerebbe che questa fosse una metafora data a rappresentare la mia vita. Invece è solo traffico.
Nell'anima e sulla Tangenziale.
Che poi, delle volte, è quasi confortante.
Quasi un tepore.
Ma poi ti ricordi dove stai andando.
E per me tornare a casa è l'Inferno.

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