lunedì 19 settembre 2016

Tanto d'amore non si muore mai.

E' successa una cosa di cui avremmo tanto riso, insieme.
Ed invece ne ho riso da sola, ma non ha fatto male.
A fasi alterne mi tornano in mente certi ricordi e certe promesse che è meglio se mi giro dall'altra parte e faccio finta di nulla, poi ogni tanto il disgusto ed il dispiacere sono così forti che non basterebbe mettersi due dita in gola per rimettere tutto quello che ho dentro.

A piccoli passi ci si allontana da certi dolori, anche se a fatica.
Anche se a volte ti viene da tornare indietro e magari indietro ci torni davvero.
Anche se a volte ti fermi proprio, perché andare avanti spaventa e tornare sui propri passi è impossibile.

Ho sempre pensato che non sia il Quanto a fare la differenza, ma il Come.
E' lui che rovina tutto. E' lui che amplifica tutto.
Il Come.

Anche quando si prendono le distanze da qualcosa, non conta la rapidità con la quale questo accade; secondo me importa solo la modalità in cui questo allontanamento avviene.
Dopo un po' di tempo, su quelle ferite di carne viva, riesci a mettere qualche punto di sutura.
Certo, fa male.
Farà male sempre, ma tu intanto ci provi.
Qualche punto salta e non fa niente.

Mi piace pensare che i dolori siano un po' come i tatuaggi. E non a caso il dolore fa parte del tatuaggio stesso.
All'inizio fa male, dà fastidio.
Poi c'è quella fase snervante, quella della cura, delle cremette, della pelle che inizia a cadere e vai in giro che sembri un lebbroso.
Per fortuna dura poco, resta solo qualche pellicina che non si arrende.
Ma, alla fine di tutto quel casino, rimane una coloratissima cicatrice e del dolore sparisce quasi anche il ricordo.

Spesso mi fermo a pensare come le cose cambino nel giro di pochissimo.
Non per forza con accezione negativa o positiva. Cambiano e basta.
Uno dei principi della Fisica dice che "nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto varia"; ho sempre pensato che fosse applicabile alla vita.
Ed in un certo senso lo è.
Se vivessimo seguendo questo principio, si potrebbe quasi pensare che anche i rapporti umani, sociali, interpersonali, non si distruggano, semplicemente varino.
Non è che consoli poi tanto, in effetti. Ma è quello che accade.

L'Estate è finita, le temperature si sono abbassate e il buio arriva prima.
Questo significa solo che sta tornando il periodo delle grandi speranze. E delle grandi mancanze.
L'Inverno fa venire voglia di innamorarsi o almeno provarci. E di viaggiare, viaggiare tantissimo.
Che a volte è un po' la stessa cosa.

E' usanza fare bilanci quando si arriva ad una data pressoché importante, o semplicemente quando si arriva ad un punto dell'anno in cui ci si aspetta qualcosa di nuovo.
Tipo adesso.
Se guardo indietro, se guardo ai mesi passati, mi vedo cambiata. Per fortuna.
Vorrei tornare dalle me di Gennaio e dirle che fa tutto schifo e anche a Settembre non è tutto rosa e fiori, ma davvero un giorno non si sveglierà più già stanca dopo aver pianto tutta la notte e aver preso sonno cinque minuti contati, per sfinimento.

Tutto cambia.
E cambierà anche questo.

Sembra banale, stupido, sembra catastrofico, ma ogni volta che mi ritrovo a ridere per qualcosa mi sento fortunata. Io, che non lo sono mai stata.
Mi sento fortunata semplicemente per il fatto di esserci riuscita, a ridere. A ridere ancora.
Che sembra una stronzata, ma proprio non lo è.
La stessa cosa mi succede quando esco da sola, quando mi prendo del tempo per fare qualcosa, quando mi sento lontana da tutto quello che mi fa male.

Certi sentimenti si lasciano dietro una scia di morti e feriti che i bollettini di guerra, a confronto, non sono niente. E non c'è nessun infermiera, nessuna crocerossina, nessun eroe che corre in tuo aiuto, perché se decidi di rialzarti puoi farlo solo con la forza delle tue gambe.
Solo puntando su te stesso. E ci vuole coraggio.
A rialzarsi malconci e feriti, ci vuole coraggio. Ma ci si riesce anche quando non si vuole.

Per questo d'amore non si muore mai, d'amore ci si ammala. Che è peggio.

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